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Ha strangolato la figlia a Palermo, la madre resta in carcere: «Era ormai ingestibile»

Il gip di Palermo ha confermato la misura cautelare per Sisina Fanni: c'è il rischio di inquinamento probatorio

Sisinia Fanni rimane in carcere. Lo ha deciso ieri il gip Marco Gaeta che ha deciso di non convalidare il fermo, non ravvisando il pericolo di fuga, e ha confermato la misura cautelare per rischio di inquinamento probatorio. I legali della donna, che ha confessato di avere ucciso la figlia Maria Cirafici martedì sera nell’appartamento di via del Visone 12 in cui vivevano insieme strangolandola con la prolunga di un cavo elettrico, Claudia Lombardo e Fabrizio Pizzitola avevano chiesto gli arresti domiciliari ma il gip ha respinto la loro richiesta accogliendo quella della procura.

Durante l’udienza di ieri che si è svolta al carcere Pagliarelli, Fanni ha confermato la confessione resa al momento del suo fermo e ha aggiunto altri particolari. Ha spiegato che una decina di giorni prima dell'omicidio la figlia avrebbe avuto la febbre e che per questa ragione non avrebbero dormito per dieci giorni. La donna ha sottolineato che la figlia «era affettuosa, dolce, ma quando succedevano queste cose diventava ingestibile».

Fanni ha aggiunto che la figlia «voleva uscire a tutti i costi, usando anche la macchina, ma io non volevo perché aveva preso degli psicofarmaci». Ma quella sera, almeno secondo gli inquirenti e secondo quanto riferito dai vicini, non ci sarebbe stato una lite. La sera prima del delitto la madre sarebbe stata dallo psichiatra con la vittima e il medico avrebbe prescritto alla figlia un farmaco mai assunto prima: 10 gocce di mattina ed altre 10 prima di essere ammazzata. Oggi l’autopsia farà chiarezza su questi aspetti. «Fanni è stata in isolamento due giorni. Si trova in buone condizioni fisiche ma è sicuramente provata dalla detenzione in carcere», ha fatto sapere l’avvocato Pizzitola

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