L'intervento era cominciato il 3 dicembre ed è ora terminato: l'edificio che ospitava l'ex ristorante Gatto Bianco è stato definitivamente demolito. Si tratta dell'ennesima struttura abusiva che è stata abbattuta sul lungomare Cristoforo Colombo di Carini. L'immobile si trovava al civico 565 e si sviluppava su tre piani. «Era pericoloso a causa di un pilastro instabile - aveva spiegato il sindaco Giovì Monteleone -. Una volta la costruzione si sviluppava solo su un livello, c'era il ristorante Gatto Bianco, in piena attività negli anni Settanta, poi è stato acquisito dal patrimonio comunale. Il via alla demolizione è stato preceduto da uno sgombero che ha interessato l’edificio accanto, al civico 563, anch’esso acquisito dal Comune e destinato ad essere demolito». Al posto della struttura ora si vedono la spiaggia e il mare, un nuovo intervento che rientra nel piano di riqualificazione già avviato da tempo.
«L’unità immobiliare lato spiaggia era occupata abusivamente dagli ex proprietari, una coppia di anziani - aveva ancora spiegato il primo cittadino - mentre l’unità posta sul lato che dà sulla strada era occupata abusivamente dal figlio della ex proprietaria con moglie e quattro figli. Alle due famiglie è stato proposto di andare a vivere tutti insieme in una comunità, ma hanno rifiutato avendo familiari in grado di offrirgli ospitalità. Stiamo comunque lavorando per cercare di aiutarli economicamente in modo che possano sostenere il pagamento di un affitto. Di sicuro, la riqualificazione dell'area è sempre più vicina».
E in vista ci sono anche nuove iniziative: «A dicembre abbiamo anche dato l’incarico per realizzare il progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’intervento di riqualificazione che interesserà il tratto di costa che va dalla foce del torrente Milioti al Villaggio dei Pescatori - dice il primo cittadino - e che prevederà un lungomare pedonale una pista ciclabile, servizi e attrezzature utili alla fruizione del mare, oltre alla realizzazione di un giardino in memoria dei coniugi D’Agostino», conclude Monteleone.
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