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«Emanuele continuerà a vivere»: Palermo, la famiglia dà il consenso alla donazione degli organi ma chiede verità

La sorella Giusy: «Fosse l’ultima cosa che faccio, mio fratello avrà giustizia»

Il dolore è grande e non c’è un senso, neanche a cercarlo, alla morte di Emanuele. Proprio adesso che aveva finalmente trovato la sua serenità. Emanuele Magro, l'autotrasportatore di 33 anni, che ha sempre vissuto con la sua famiglia a Cardillo a Palermo, è morto all'ospedale Civico, dopo essere stato investito cinque giorni fa.

In passato era andato a Novara per cercare lavoro e costruire un futuro con la fidanzata Veronica, con la quale condivideva la sua vita da 13 anni. E mercoledì scorso, quando è stato travolto da un’auto in corsa in via Ernesto Basile, stava andando al lavoro. Aveva il turno notturno alla Bartolini, nel tempo era riuscito a trovare occupazione nella sua città.

Sembrava una sera come tante ed Emanuele non sapeva che per lui sarebbe stata l’ultima. Era in strada, quando un’auto gli è finita addosso. Chi guidava, invece di soccorrerlo, è scappato via. «Lo hanno abbandonato sul ciglio della strada – dice in lacrime la sorella maggiore, Giusy Magro -. Non si fa nemmeno con gli animali feriti. Io e mia sorella lo abbiamo cresciuto come fosse un figlio».

Emanuele infatti ha perso la mamma, quando era ancora molto piccolo. Erano piccoli tutti in realtà. La figlia maggiore, Giusy, era appena un’adolescente e assieme alla sorella Roberta, di poco più piccola di lei, si è presa cura, con il padre, dei fratelli più piccoli, Emanuele ed Alessandro, che ancora non andavano nemmeno all’asilo.

Ed è stata sempre Giusy a dovere dare ieri sera (lunedì 27 novembre) la terribile notizia della morte di Emanuele al padre, che in questo momento si trova in terapia intensiva dopo un intervento delicato al cuore. «Non potevamo non dirgli che suo figlio non c’era più – racconta Giusy –, mi sono armata di coraggio e sono andata da lui. Abbiamo pianto insieme e abbiamo deciso di far continuare a vivere Emanuele, salvando la vita di altre persone. Doneremo i suoi organi, così nostro fratello continuerà a vivere».

Una storia che fa male al cuore, alla quale non si riesce a dare una spiegazione, perché Emanuele aveva tutta la vita davanti. A 33 anni stava cominciando a realizzare i suoi sogni e ora non ci sarà più alcun futuro. Ma la verità sì, quella la famiglia la pretende. «Fosse l’ultima cosa che faccio, mio fratello avrà giustizia», dice la sorella Giusy. È stato aperto un fascicolo per cercare di risalire all’identità della persona che ha investito il giovane e poi è scappato. Sul posto, quella sera, sono intervenuti anche gli agenti dell'Infortunistica della polizia municipale che hanno avviato le indagini per rintracciare il presunto pirata della strada. Si spera che le telecamere della zona possano ricostruire l’accaduto e risalire al responsabile.

Emanuele, sdraiato a terra sulla strada, è stato soccorso da un’ambulanza che passava per caso da via Basile. Non trasportava nessuno in quel momento e l’autista e gli operatori si sono accorti di lui e si sono fermati per soccorrerlo. Lo hanno portato al pronto soccorso dell’Ospedale Civico e i familiari ringraziano medici e infermieri per le cure prestate in maniera tempestiva. Ma Emanuele nell’impatto ha sbattuto la testa e dopo cinque giorni la sua vita si è spenta. Sembra tramontare l'ipotesi che le sue condizioni al momento del trasporto in ospedale non fossero già gravi. «Chiediamo giustizia. Un ragazzo della sua età non può morire così – dicono a gran voce i suoi familiari -. Hanno distrutto la sua vita e anche la nostra».

Nella foto la famiglia Magro: il padre con i quattro figli

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