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Ospedali insicuri a Palermo: operatore sanitario picchiato al Civico, aggressione anche al Cervello, nuovo furto al Policlinico

Il personale che doveva trasferire una paziente da un’ambulanza al reparto dopo un intervento chirurgico, è stato costretto dai familiari di un defunto ad aprire prima la camera mortuaria

A Palermo la prima linea degli ospedali è sempre più sotto il fuoco incrociato di atti criminali: un nuovo caso di aggressione al Cervello, le indagini sulla violenza ai danni di un operatore sanitario al pronto soccorso del Civico, ladri in azione al Policlinico per la seconda volta in pochi giorni. Sale sempre di più l’allarme sicurezza per gli avamposti sanitari.

Il fascicolo di indagine sui due aggressori dell’operatore sanitario del Civico - identificati lunedì sera dai carabinieri dopo che lo hanno picchiato e dopo che hanno minacciato con un bisturi i suoi colleghi - è sul tavolo dei magistrati della procura diretta da Maurizio de Lucia. Dove potrebbe finire a breve anche un altro caso, verificatosi al Cervello, con una scena che sembra incredibile: il personale sanitario che doveva trasferire una donna da un’ambulanza ad un reparto per prestarle le cure dopo un intervento chirurgico per fortuna non grave, si è dovuto occupare di aprire subito la camera mortuaria dove far entrare un defunto. I parenti pretendevano - e di fatto hanno ottenuto - di avere priorità per la sistemazione della bara rispetto alla paziente appena operata.

Ladri al Policlinico

Dal Policlinico parte una nuova denuncia di furto: stavolta sono state sottratte due poltrone e un carrello per trasportare materiale sanitario. Nel mirino il reparto di Oncologia medica, come denuncia Maurizio Montalbano, commissario del Policlinico: «Sono state rubate due poltrone e un carrello per trasportare materiale sanitario. La situazione è divenuta insostenibile. L’Azienda è dotata di sistemi di allarme, videosorveglianza e di una società di vigilanza esterna. Evidentemente si tratta di individui che sanno come muoversi all’interno dell’ospedale. L’auspicio è quello di un maggiore controllo del territorio per scongiurare fatti che hanno notevoli ricadute sull’attività assistenziale».

Il caso del Civico

I due denunciati abitano a pochi passi dal pronto soccorso del Civico, dove è avvenuto il pestaggio, e il rapporto in cui vengono denunciati in stato di libertà per minacce e per violenza a incaricato di pubblico servizio, è ora all’esame del pool coordinato dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni. Il disoccupato di 35 anni e l’impiegato di 60 - hanno cognomi diversi, le loro identità non sono state rese note - sono incensurati, ma dopo il raid del Civico rischiano una incriminazione: secondo quanto raccontato ai carabinieri, i due pretendevano che il loro conoscente venisse subito sottoposto ad intervento chirurgico, previsto in ambulatorio perché non urgente. Toccherà anche ai due denunciati raccontare la loro versione su cosa accaduto. I carabinieri del nucleo radiomobile hanno verificato il passato giudiziario dei due, subito dopo essere intervenuti al Civico, allertati dopo l’aggressione. E appunto sono risultati incensurati. L’operatore è stato medicato, sarebbe pure stato preso a morsi, ha avuto una prognosi di 15 giorni. Una storia che tra gli addetti ai lavori - i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari - ha fatto crescere la tensione per un dato che è ormai patrimonio comune: le strutture sanitarie non riescono a impedire l’accesso di chi si rende responsabile di atti di violenza.

Le reazioni

«Nelle strutture sanitarie si vive ormai in un clima di tensione quotidiana altissima», dice Pucci Bonsignore, segretario regionale della Cimo. «Chiediamo insieme ad altri da tempo l’utilizzo della videosorveglianza, che sia in grado di registrare cosa avviene agli ingressi dei reparti, o delle aree ospedaliere in generale: se fosse capillare, sarebbe un deterrente per azioni criminali. E sarebbe una forma di prevenzione, dato che ci sono i cartelli che avvisano della registrazione delle immagini e possono consentire a posteriori di poter intervenire e di aiutare le indagini per punire le malefatte».

«Le aggressioni sono frequenti, lo sappiamo: non c’è civiltà dietro questi episodi, è sempre da condannare chi usa violenza», aggiunge Pippo Piastra, segretario regionale delegato alla Sanità della Uil. «Ma bisogna anche risalire alle cause per evitare che possa accadere ancora: bisogna mettere insieme tutti gli addetti ai lavori, dagli operatori a chi gestisce i pazienti, dall’opinione pubblica alle associazioni degli ammalati, per costruire un percorso comune. Una faccia del problema, ad esempio, è il dopo-Covid: l’ammalato che deve stare necessariamente lontano dal parente, i familiari delle persone anziane che non hanno notizie... Ecco, bisogna affrontare il problema in modo complesso».

«Lo Stato garantisca sicurezza»

Mario Di Salvo, segretario aziendale della Fials Confsal (sindacato autonomo della sanità) e responsabile della sicurezza sul lavoro del Civico, aggiunge: «L’azienda spende per più di 2 milioni di euro all’anno per metronotte, videosorveglianza, per i telecomandi per allertare il metronotte a distanza. Ma le risorse aziendali non bastano. Il Civico è un pronto soccorso al servizio della cittadinanza, ecco perché è necessario che le istituzioni dotino l’ospedale di un presidio permanente di pubblica sicurezza: sì, serve un intervento diretto dello Stato per garantire la sicurezza».

«Occorre decongestionare gli accessi in ospedale e contemporaneamente si dovrebbe prevedere un pre triage adeguatamente presidiato», dice Paolo Montera, segretario generale della Cisl Fp Sicilia. «Va aumentata l'offerta di servizi sanitari, portando il servizio sanitario sul territorio. È necessario che questi investimenti siano supportati da un solido piano di assunzioni per cui sarà necessario il superamento dei tetti di spesa sanitari. per questo scopo sebbene l'incentivo economico non sarà mai sufficiente per chi mette a rischio la propria incolumità». Gaetano Agliozzo, segretario funzione pubblica regionale Cgil: «Da tempo sollecitiamo all’assessorato di potenziare il personale nelle strutture dei pronto soccorso. E le liste di attesa sono un ulteriore problema. Le minacce ai sanitari sono all'ordine del giorno. E tante volte alle minacce si rimedia grazie alla mediazione degli operatori che riescono a sedare gli animi. La mancata nomina dei nuovi direttori generali è un altro problema che incide sulla mancata programmazione.

Nella foto carabinieri davanti all'Ospedale Civico in un'immagine d'archivio

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