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La brasiliana che vendeva telefonini e tablet su Amazon: ecco chi è l'imprenditrice di Palermo dei 12 milioni non dichiarati al fisco

La guardia di finanza è riuscita a risalire a lei grazie alla segnalazione della piattaforma regina dell'e-commerce, che è tenuta a indicare i redditi dei propri venditori

In due anni aveva venduto su Amazon qualcosa come centomila dispositivi, fra telefonini di ultima generazione, tablet, smart tv e altri piccoli elettrodomestici. Peccato però che non abbia mai dichiarato nulla al fisco nonostante sia riuscita a incassare quasi 12 milioni di euro. È un'imprenditrice di origini brasiliane, di 39 anni, la commerciante denunciata ieri (10 novembre) dalla guardia di finanza. Era titolare di una partita Iva, aperta come ditta individuale, ma poi l’aveva chiusa nei primi mesi del 2019 per non dare nell’occhio. Il tentativo sarebbe stato quello di sparire dalla circolazione per eludere i controlli, ma l’allarme era già scattato a livello nazionale grazie alla collaborazione con la piattaforma di vendita online.

I finanzieri, infatti, avevano ricevuto la segnalazione di alcune transazioni anomale - per un valore di circa mezzo milione di euro - e quindi erano partite le indagini che si erano subito indirizzate verso l’attività svolta dal negozio virtuale. Un decreto del ministero delle Finanze obbliga i grandi player dell’e-commerce a comunicare i redditi dei propri venditori: si tratta di una serie di informazioni che il marketplace - Amazon in questo caso - deve  trasmettere alle autorità competenti entro 60 giorni, altrimenti dovrà chiuderà l’account non in regola trattenendo quanto dovuto per le vendite già maturate.

L’inchiesta, portata avanti dai militari del secondo nucleo operativo metropolitano, ha permesso di ricostruire in che modo operava l’azienda, che ufficialmente aveva sede a Palermo, ma che lavorava esclusivamente su Amazon come brand multimarca in grado di soddisfare la richiesta di tecnologia da parte dei clienti. In realtà la commerciante comprava i prodotti a prezzo scontato approfittando delle offerte dei grandi centri commerciali, per poi rivendere la merce agli utenti con una tariffa più alta anche se sempre concorrenziale.

Niente intermediari e centinaia di articoli sottocosto rispetto ai punti vendita tradizionali, un risultato che però non era stato ottenuto con gli sconti strappati grazie ai rapporti diretti con le case produttrici (che non esistevano) ma piuttosto era il frutto dell’evasione totale dei ricavi - per poco più di 11 milioni e 712 mila euro - nel 2017 e nel 2018 e, in parte, anche nell’anno successivo. Inoltre, per far luce sul volume di affari realizzato, le fiamme gialle si sono affidate anche allo strumento delle indagini finanziarie attraverso il quale, con una capillare analisi delle movimentazioni bancarie, hanno tracciato tutte le operazione quantificando alla fine la cifra delle imposte che la donna non aveva corrisposto all’erario.

«L'attività  conferma l’impegno profuso  nel contrasto delle forme seriali di evasione fiscale - si legge nel comunicato rilasciato dalla guardia di finanza -. L’intervento infatti è espressione dell’obiettivo di concreta riduzione dell’evasione fiscale e del recupero del tax gap a tutela dell’economia sana e della corretta concorrenza dei mercati».

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