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Palermo, parla la nipote dell'uomo preso a pugni per il clacson: «Città incivile, mio zio aggredito senza motivo»

«Gli è stato spaccato lo zigomo. Da parte sua nessuna maleducazione, aveva rimproverato una persona che gli aveva tagliato la strada con lo scooter»

Ylenia Lupo

«Palermo è diventata pericolosa, si rischia la vita, perfino guidando la propria auto. Come è accaduto a mio zio al quale è stato spaccato lo zigomo perché ha rimproverato una persona che gli aveva tagliato la strada con il suo scooter». A raccontare l’incredibile disavventura è Ylenia Lupo, la nipote dell’automobilista 56 enne preso a pugni venerdì scorso all’angolo tra via Ammiraglio Rizzo e via Castellana Bandiera da un uomo su una Vespa che poi è fuggito.

A bordo di una Panda Blu, la vittima non ha avuto nemmeno il tempo di reagire: il motociclista, infastidito dal clacson, è sceso dal suo mezzo e lo ha riempito di colpi al viso, mandandolo al pronto soccorso di Villa Sofia. «Per fortuna mio zio ora sta meglio - dice Ylenia - anche se dovrà affrontare la rieducazione perché, a causa delle tumefazioni al volto, ha difficoltà a parlare. È assurdo che, ancora oggi, si verifichino episodi di questo genere, anche se c’è stata tanta solidarietà da parte di chi è intervenuto per difenderlo e di coloro i quali si sono fermati per prestare soccorso. Si tratta di una piccola ma importante consolazione».

In commissariato è già stata presentata una denuncia contro ignoti ma gli inquirenti avrebbero a disposizione video, foto e numero di targa della moto per cui starebbero per dare un nome e un cognome all’autore della violenza. «La dinamica dei fatti ormai è chiara - continua la ragazza - del resto ci sono le immagini a testimoniare i vari momenti di quanto è accaduto in quei momenti: speriamo che, al più presto, il responsabile possa essere identificato grazie a chi ha consegnato i filmati e a quanti hanno riferito alle autorità ciò che hanno visto. Il suo comportamento è stato ingiustificabile sotto ogni punto di vista».

Ylenia tiene a precisare che, da parte dello zio, non c’è stata alcuna forma di maleducazione nei confronti dell’uomo che poi lo ha colpito. «Stava percorrendo via Ammiraglio Rizzo quando da via Castellana è arrivato lo scooter che gli ha tagliato la strada. Per istinto ha suonato il clacson, un modo per fare capire all’uomo alla guida che per un pelo avevano sfiorato uno scontro gravissimo. Da parte di mio zio non c’è stata impazienza né insistenza e tanto meno è stato sgarbato nei confronti del motociclista. Semmai con il suo gesto voleva fare notare che l’impatto appena evitato poteva essere fatale».

Ma a fare andare su tutte le furie l’aggressore sarebbe stata una frase pronunciata dal 56 enne subito dopo l’incidente, schivato per una frazione di secondo. Una tesi che però non reggerebbe davanti all’evidenza: «Conoscendo mio zio probabilmente avrà esclamato una frase ben più colorita rispetto a una del tipo "che modo è di guidare?". Ma sfido chiunque nelle stesse condizioni a mantenere la calma assoluta. A tutti è capitato di apostrofare malamente qualcuno che, in strada o nel traffico, non si comporta bene. Tutto ciò non significa che si può essere autorizzati ad alzare le mani o, come in questo caso, a prendere a pugni una persona che è seduta all’interno della sua auto, mandandolo all’ospedale con lo zigomo frantumato».

Per Ylenia, la vicenda in cui è rimasto coinvolto lo zio non è purtroppo isolata: «Minacce e parolacce tra automobilisti sono all’ordine del giorno: in passato alcune liti sono finite addirittura in tragedia. Ma è un malcostume che viene rivolto spesso contro le donne: io stessa l’ho dovuto subire in diverse occasioni».

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