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Chi andava con una ragazza, chi aiutava il fratello in trattoria: ecco cosa facevano i dipendenti Rap anziché lavorare

Michele Gaeta e Silvestro Calivà arrivavano nell’autoparco della Rap prima dell’inizio del lavoro, entravano senza timbrare e prendevano alcuni mezzi aziendali, li portavano in officina, chiudevano le porte e riempivano di gasolio i bidoni

L’indagine è nata dalla denuncia presentata da un dirigente della Rap, azienda che si occupa di raccolta e spazzamento dei rifiuti a Palermo, per i furti avvenuti nell’autoparco di via Ingham, nel quartiere Brancaccio. Le telecamere dei carabinieri, oltre a immortalare alcuni dipendenti che rubavano il gasolio dai mezzi, hanno consentito in pochi mesi - tra maggio e luglio del 2021 - di filmare 1.385 episodi di assenteismo. Impiegati che timbravano per i colleghi che si allontanavano dal lavoro senza alcuna autorizzazione, per un danno quantificato di circa 40mila euro.

Nel corso dei pedinamenti qualcuno è stato visto, in orario di servizio, entrare in un condominio con una ragazza o apparecchiare i tavoli della trattoria del fratello. Altri si allontanavano dal lavoro dopo aver timbrato anche per altri colleghi per poi sedersi al tavolo di un bar. Tra i dipendenti c’era chi timbrava con un badge jolly che si trovava in portineria per agevolare numerosi colleghi per poi trascorrere alcune ore nel centro scommesse che si trova in via Pecori Giraldi. Non mancavano quelli che durante il turno di servizio andavano a fare la spesa nei supermercati della zona di Brancaccio per poi depositare i sacchetti in auto e rientrare in tempo per timbrare. Alcuni trascorrevano ore fuori il deposito, nella propria auto e, soprattutto di notte, capitava che i dipendenti si facessero compagnia in macchina per poi tornare a timbrare.

Due dipendenti finiti nell’inchiesta, Michele Gaeta e Silvestro Calivà, arrivavano nell’autoparco della Rap prima dell’inizio del lavoro. Entrambi impiegati nell’area logistica officina con mansioni di capoturno, entravano senza timbrare: come avrebbero accertato le telecamere, prendevano alcuni mezzi aziendali, li portavano in officina, chiudevano le porte e riempivano di gasolio i bidoni che abitualmente tenevano in un armadio dell’officina dentro dei sacchetti. «Ho accertato che quando i mezzi vanno in officina, alla loro rimessa in efficienza il serbatoio presentava un notevole ammanco di carburante», aveva detto il dirigente in sede di denuncia.

 

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