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«Sei accusato di pedopornografia», la truffa del mandato d'arresto dei carabinieri via mail

Si tratta dell'ennesimo tentativo di phishing studiato ad arte per andare a colpire e raggirare i cittadini per chiedere dei soldi in cambio

Anche in Sicilia c'è la truffa del mandato d'arresto dei carabinieri, con l'accusa di aver commessi reati legati alla pedopornografia. Una cosa gravissima e che può mettere in agitazione, anche perchè quelle mail sembrano davvero reali. C’è perfino la bandiera italiana e il simbolo del ministero dell’Interno. Ovviamente basta leggere con attenzione quanto riportato nella comunicazione, per capire l'assurdità della cosa, ma non è così automatico. Si tratta comunque sempre di un tentativo di phishing studiato ad arte per andare a colpire e raggirare tantissimi cittadini italiani, nella speranza che qualcuno magari abbocchi.

Le ultime mail che stanno arrivando nelle caselle di posta elettronica di ignari utenti sono false convocazioni di giustizia da parte dell’Europol a nome del generale di corpo d’armata Teo Luzi, Comandante Generale dei Carabinieri, nelle quali vengono contestati alcuni reati.

“Dopo un sequestro informatico di cyber-infiltrazione in collaborazione con il Centro nazionale per l’analisi delle immagini di siti pornografici pedopornografici e cyberpornografie (CNAIP) nella Repubblica francese, nonché il servizio di analisi dell’organizzazione internazionale di polizia criminale (Interpol), la contatto per informarla che è oggetto di numerosi procedimenti legali in vigore”. E qui viene il bello, perché vengono elencati i procedimenti penali: pedopornografia, siti pornografici, cyber pornografia, pedofilia e, per non far mancare nulla, anche esibizionismo", si legge nella mail.

La mail prosegue poi pregando la persona in oggetto di farsi sentire via mail, scrivendo le proprie giustificazioni affinché possano essere approfondite e verificate al fine di valutare eventuali sanzioni. Ovviamente c’è anche un rigoroso periodo da rispettare per far avere la propria risposta. Anche perché, una volta trascorso questo periodo, scatta l’obbligo di inviare la relazione all’ufficio del pubblico ministero, al fine di stabilire un mandato di cattura nei confronti della povera vittima della truffa. Ed ecco arrivare anche la minaccia finale: “Sarai quindi elencato come molestatore sessuale alla fine di questa procedura. Il tuo file verrà inviato ai media per la distribuzione al pubblico in generale al fine di impedirti di recidiva e anche di scoraggiare altri candidati per questa pratica”.

Il consiglio della polizia postale è sempre quello di non aprire mai allegati di cui non si conosce la provenienza. In questo caso la minaccia tenta di terrorizzare chi la riceve e portare la persona a contattare i truffatori. Questi potrebbero subito dopo chiedere dei soldi per mettere tutto a tacere. Come spesso succede.

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