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Palermo, come casa un cantiere abbandonato

Famiglia accampata in uno spazio di via dell'Arsenale: una coppia, un figlio piccolo, due cani a guardia dell’immobile dal restauro mai finito

Rifugi sinistri, vere e proprie oasi di degrado che diventano riparo per chi, dimenticato, si ritrova a vivere ai margini. La città di Palermo brulica di interi cantieri abbandonati trasformati in veri e propri covi, dove si annidano tossicodipendenti armati della propria dose e bisognosi, che altra soluzione non trovano se non renderli casa loro. Pubblici o privati che siano, non c’è differenza. Mentre la città accendeva i suoi fari sull’ormai noto cantiere dello stupro al Foro Italico, nell’ombra e nell’indifferenza una giovane coppia ha costruito un riparo all’interno delle impalcature che da anni circondano un immobile fatiscente in via dell’Arsenale, tra la sede del Centro regionale di Progettazione e restauro e l’istituto comprensivo Karol Wojtyla.

L’ingresso dei due nuovi inquilini, che a detta dei residenti e dei lavoratori della zona avrebbero con sé anche un figlioletto, risale al mese di maggio, quando con lamiere, assi di legno e altro materiale di risulta hanno costruito una vera e propria recinzione seguendo il perimetro del cantiere con tanto di portone di ingresso su cui campeggia una scritta scolorita che recita «Non disturbare». Un vero e proprio cortiletto, oggi ricco anche di una vegetazione incolta e cimitero di bauletti di motociclette, elettrodomestici e altre carcasse.

La coppia ha anche due animali da compagnia, due cani di media taglia che fanno da guardia all’abitazione. Tra l’arredamento esterno spicca un lenzuolo bianco, legato alla bell'e meglio, che cela un secondo ingresso, quello effettivo al luogo dove i due, forse tre, vivono all’apparenza senza acqua luce e gas. Nel mese di agosto alcuni agenti della polizia municipale avrebbero effettuato un sopralluogo chiamati da alcuni abitanti della zona.

L’immobile che i due ragazzi hanno scelto come rifugio è abbandonato da tempo immemore. Per intenderci, resiste soltanto la facciata: non esiste alcun tetto e ne consegue dunque che gli spazi siano totalmente all’aperto, alla mercé del clima. Tutto tranne uno stanzone, dove vivrebbero i ragazzi, rimasto più o meno in piedi, ma in grado di fornire un minimo di copertura. Luoghi che in passato proprio il Centro di restauro aveva provato ad acquistare per ampliare i propri spazi. Un’idea che non ha mai preso forma a causa del groviglio burocratico che ammanta l’immobile: pare infatti che i proprietari siano molteplici, caratteristica che rende più che difficoltoso ogni tentativo di acquisto e, a giudicare dall’eterna impalcatura, ogni singola decisione o azione.

Tra le pieghe grigie di questa situazione hanno trovato il loro posto i due giovani: alcuni abitanti della zona avevano però chiamato nel mese di agosto la polizia municipale che aveva inviato sul posto alcuni agenti. Un’operazione che, però, non sembra aver sortito alcun effetto. Dal Comune, l’assessore all’Emergenza abitativa, Antonella Tirrito, ha fatto sapere che attiverà «immediatamente gli uffici per risolvere questa situazione».

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