Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Ricordato a Palermo il giudice Terranova: «La città non dimentica, tanta strada è stata fatta»

Il 44esimo anniversario dell’eccidio di via De Amicis dove il magistrato e il maresciallo Lenin Mancuso furono uccisi da cosa nostra

«È come se ci fosse una giustizia divina. La morte accomuna tutti, ma c’è chi muore da eroe e chi muore da mafioso». Il 44esimo anniversario dell’eccidio di via De Amicis, a Palermo, dove il giudice Cesare Terranova e il suo collaboratore, il maresciallo Lenin Mancuso perirono sotto i colpi esplosi dai killer di cosa nostra, si intreccia con la notizia della morte dell’ultimo esponente della mafia stagista, Matteo Messina Denaro.

Nessun sollievo, ma ancor di più «un monito per tutti - sottolinea Carmine Mancuso, figlio del maresciallo Lenin - che la lotta per la giustizia è piuttosto grave e lunga ma se lo Stato e le istituzioni e lo Stato avessero collaborato forse avremmo vinto prima». Lì dove la mattina del 25 settembre 1979 la scena era dominata dal sangue versato dalla mafia, oggi spicca un murales dipinto sulla facciata della scuola Giovanni Piazzi e la piazza è gremita di ragazzi cui trasmettere i valori e la memoria che la città custodisce gelosamente.

«Al di là dell'inconcludente processo della verità - ha detto il sindaco Roberto Lagalla - sono 44 anni in cui il ricordo non è venuto meno. E consola che oggi qui siano presenti scuole di ogni ordine e grado. A testimonianza di un processo attivo di informazione, comunicazione e sensibilizzazione che la scuola continua a esercitare nel segno della legalità e dell’educazione alla convivenza civile. La verità dovrebbe raggiungere e superare tanti altri misteri di Italia».

L’onore ai caduti viene reso dal primo cittadino, dal prefetto Maria Teresa Cucinotta, dai parenti delle vittime, dall’assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Aricò, dal questore Leopoldo Laricchia, dal procuratore generale della Corte d’appello Lia Sava, dal presidente della Corte d’appello Matteo Frasca.

«Oggi i mafiosi muoiono in carcere - ha detto il presidente della Commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici - dobbiamo evitare una sorta di mistero che giustifichi il ruolo che hanno avuto i boss di cosa nostra. Se oggi la Sicilia e l’Italia sono all’avanguardia nel mondo nella legislazione della lotta alla criminalità e alla mafia lo si deve a gente come Cesare Terranova, che ha dato un contributo straordinario affinché nel nostro Paese venisse introdotto il reato di associazione mafiosa. Prima i boss erano impuniti, di strada ne abbiamo fatta: ma ancora oggi boss e gregari godono di troppo rispetto nelle loro comunità ed è questa la frontiera cui società civile e organizzazione che vivono nei territori devono dare il loro contributo isolandoli».

Tag:

Caricamento commenti

Commenta la notizia