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Brancaccio ricorda don Puglisi a 30 anni dalla morte, Lorefice: «A Palermo le ferite di allora sono anche quelle di oggi»

Fiaccolata dal luogo dove il parroco venne assassinato dalla mafia la sera del 15 settembre 1993

È partita alle 21, da piazzetta Padre Pino Puglisi, la fiaccolata che ieri sera (14 settembre) ha attraversato il quartiere Brancaccio di Palermo, in ricordo del beato. Dal luogo dove il parroco venne assassinato dalla mafia la sera del 15 settembre 1993, i partecipanti hanno raggiunto via Fichi d’India, sino al terreno su cui dovrebbe sorgere il complesso parrocchiale voluto fortemente da don Pino quando era ancora in vita. Fiaccole e tanta commozione per onorare la memoria di un parroco che «non restò chiuso dentro le mura della Chiesa, ma scelse di vivere e operare in mezzo alla gente, per la gente».

«Lui è fisicamente assente - afferma l’arcivescovo Corrado Lorefice -. Ma questa assenza ci chiede un'assunzione di responsabilità. Le ferite di allora sono anche quelle di oggi. La nostra città ha bisogno di rigenerazione. Dobbiamo essere capaci di tornare a praticare quel riscatto di cui lui è stato capace». A organizzare la fiaccolata partecipata da circa 200 palermitani, la parrocchia di San Gaetano e il Centro Padre Nostro Onlus.

«Siamo qui non solo per ricordarlo - spiega Don Maurizio Francoforte, prete della parrocchia - ma per fare nostro il suo insegnamento e farlo camminare nel tempo».

«Siamo contenti - continua Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro - di poter dire che la visione del quartiere che aveva don Pino Puglisi, siamo riusciti a realizzarla. Dopo trent’anni ma ce l’abbiamo fatta. La mafia non ha fermato la sua spinta morale, teologica e spirituale. Era un profeta perché pensava e sognava le cose che nessuno vedeva; ma oggi che finalmente sono state realizzate dal Centro che lui ha fondato, possiamo dire a gran voce che la visione era quella giusta».

Tanti giovani, diverse famiglie del quartiere e rappresentanti delle istituzioni ecclesiali e civili. Presente anche il sindaco della città, Roberto Lagalla. «I testimoni lasciano un segno - afferma Lagalla -, che resta come un’orma negli anni. Questo è stato Pino Puglisi, un lievito che ha fatto fermentare questo quartiere. Mi ha fatto piacere vedere una buona partecipazione cittadina al consiglio comunale aperto che abbiamo svolto due giorni fa a Brancaccio. Gli abitanti hanno riconosciuto l’impegno dell’amministrazione comunale: c’è ancora tanta strada da fare, ma noi speriamo di percorrerla insieme».

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