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Dossier del Policlinico di Palermo: in aumento i casi di violenza sessuale

Da inizio anno registrati al pronto soccorso 37 casi di abuso, 12 in più dello stesso periodo del 2022

Valentina Triolo

In aumento i casi di violenza sessuale giunti al pronto soccorso ostetrico del Policlinico di Palermo: dal primo gennaio al 31 agosto di quest’anno le vittime di violenza giunte nell’Azienda ospedaliera universitaria, che è centro di riferimento per i casi di violenza sessuale dell’hinterland della città di Palermo, sono state 37, 12 in più rispetto allo stesso periodo del 2022.
«I dati - spiega Valentina Triolo, medico legale dell’Unità operativa complessa diretta dalla professoressa Antonina Argo, e componente del gruppo antiviolenza di cui è referente aziendale la professoressa Stefania Zerbo - evidenziano un aumento che potrebbe essere dovuto alla maggiore consapevolezza della vittima e alla maggiore conoscenza del servizio offerto H24 dal Policlinico. Complessivamente la maggior parte delle aggressioni è occorsa in abitazione privata dell’aggressore o della vittima, ma nel 2022 si è assistito a un aumento dei casi di violenza occorsi per strada».

Sui 34 casi del 2022, 14 sono da parte di conoscenti (tra partner, ex partner, familiari, amici). L’età delle vittime varia dai 14 ai 50 anni. Al Policlinico vengono visitate solo vittime adulte, ma l’Azienda ospedaliera universitaria offre un servizio di consulenza medico legale anche all’ospedale pediatrico «Di Cristina» per le vittime di minore età.

L’Aoup ha strutturato un percorso che inizia al pronto soccorso ostetrico per poi essere seguito, così come prevede un protocollo specifico, a livello multidisciplinare. «Qui -dice Triolo - le vittime trovano oltre l’assistenza medica, anche il supporto per la raccolta e conservazione delle prove fondamentali per la futura denuncia». Le donne accolte ap pronto soccorso ostetrico vengono prese in carico dal ginecologo di turno nelle more che sopraggiunga il medico legale reperibile. Quindi inizia la presa in carico vera e propria, previa acquisizione del consenso informato da parte della vittima.

Il professor Renato Venezia direttore dell’Uoc di Ginecologia, conclude: «Come dimostrano i fatti di cronaca di queste settimane, c’è un grosso problema culturale. Occorre una maggiore educazione al rispetto della donna e incoraggiare ulteriormente le vittime a denunciare».

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