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Ricordati Nino Agostino e Ida Castelluccio: "Da 34 anni in attesa della verità"

A deporre una corona d’alloro insieme al padre dell'agente ucciso, Vincenzo, le più alte cariche civili e militari tra cui il prefetto di Palermo, Maria Teresa Cucinotta; il questore, Leopoldo Laricchia e il sindaco di Carini, Giuseppe Monteleone

«Da 34 anni le famiglie Agostino e Castellucio, cercano verità e giustizia». Le parole di don Massimiliano Purpura, parroco della cappella di San Michele Arcangelo della Caserma Lungaro, ricordano il sacrificio di chi ancora è in attesa di giustizia. La messa di suffragio all’interno della caserma in via Agostino Catalano si è svolta questa mattina dopo la commemorazione nel lungo mare Cristoforo Colombo davanti alla commemorativa installata nel 2011, lì dove Nino Agostino e Ida Castelluccio furono uccisi.

«La mamma di Antonino, la signora Augusta - ha detto padre Purpura -, deceduta il 28 febbraio 2019, non ha visto trionfare su questa terra giustizia e verità sulla morte del figlio e della nuora ma siamo certi che, Augusta da lassù, poiché ora vive in Dio, insieme a suo figlio, a sua nuora e a quella creatura che portava  in grembo, quella Verità e Giustizia, che cercava su questa terra, ora  l’ha trovata  e vista trionfare, entrandone in pieno possesso, in Dio giustizia e verità assoluta».

A deporre una corona d’alloro insieme al padre di Antonino, Vincenzo, e le più alte cariche civili e militari tra cui il prefetto di Palermo, Maria Teresa Cucinotta; il questore, Leopoldo Laricchia e il sindaco di Carini, Giuseppe Monteleone.

Dopo trentaquattro anni per il duplice omicidio dell'agente scelto Antonino Agostino e della moglie Ida Giovanna Castelluccio, appena sposini e in attesa di un bambino, non vi è verità. A ricordarlo è la lunga e bianca barba del padre dell’agente, che da quel 5 agosto 1989, quando alle 19.40 i due coniugi furono uccisi davanti alla casa di villeggiatura dei genitori di lui, ha scelto di non tagliarla più in segno di protesta fino a quando non si avrà una sentenza che stabilisca mandanti ed esecutori.

«A 34 anni dalla loro uccisione - ha dichiarato il sindaco di Carini - non si conoscono ancora i nomi di tutti i mandanti, facciamo nostra la volontà del padre Vincenzo chiedendo ancora una volta giustizia». Parole cui fanno eco quelle del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla: «Il coraggio e il valore dell’agente Agostino sono ancora oggi testimonianza per quanti operano nelle forze dell’ordine, mettendo ogni giorno
a rischio la loro vita per portare avanti la battaglia contro la mafia e la criminalità - ha detto -. Auspico che presto il percorso della giustizia possa finalmente fare luce sulle ombre che da anni aleggiano su questo delitto».

Nell’attesa, lunga, si continua a fare memoria. «Che anche a distanza di anni, ci porta a sentire le urla, il silenzio, l’angoscia, la speranza e lo sgomento della brutalità della morte - ha sottolineato don Massimiliano -. La memoria ci fa provare, anche, l’acuta e insopportabile ingiustizia della mancanza di verità e giustizia, amara, perché memoria anche di delusioni, di ritardi, di opacità spesso senza volto e senza nome - ha poi proseguito - di promesse non mantenute, di mandanti, che ci sono, protetti dall’ombra di quelle che sono vere e proprie complicità».

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