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L'inchiesta sul giro di coca nella Palermo bene, pusher dei vip e Miccichè davanti ai pm ammettono tutto

L’ex senatore sentito come testimone: «Ho fatto uso di cocaina». Di Ferro, dalla scorsa settimana agli arresti domiciliari per cessione di droga, è stato sentito oggi dal gip

Miccichè

Ammettono tutti. Mario Di Ferro, il ristoratore pusher dei vip, e Gianfranco Miccichè, l’ex presidente dell’Ars che dallo chef della Palermo bene avrebbe ricevuto la cocaina.

Di Ferro, dalla scorsa settimana agli arresti domiciliari per cessione di droga, è stato sentito oggi dal gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia. L’ex senatore di Forza Italia, che non è indagato, ha risposto come testimone, ieri, alle domande del pm Giovanni Antoci.

I due, amici da tempo, sostanzialmente raccontano la stessa versione. «Facevo uso di stupefacenti e con alcuni amici di una vita accadeva che io mi procurassi la cocaina e gliela facessi avere. Poi loro mi davano i soldi che avevo anticipato, ma io non ho mai guadagnato nulla dalla cessione di stupefacenti. Era una cortesia tra persone che fanno uso di droga», ha sostanzialmente ammesso lo chef che si è presentato in Procura col suo legale, l’avvocato Claudio Gallina Montana. «Faccio uso di cocaina ma Di Ferro non è uno spacciatore», ha detto Miccichè confermando le parole dell’amico.

Dall’indagato, che gestiva il ristorante Villa Zito, dunque è arrivata la conferma ai sospetti del pm che per mesi hanno intercettato le sue conversazioni in codice con l’ex senatore che andava a ritirare le dosi al ristorante. Decine di telefonate in cui, attraverso un linguaggio criptico, di fatto i due si accordavano sulle ordinazioni della cocaina. Dietro alle cessioni, insistono entrambi, ci sarebbe stato, però solo un favore fatto a conoscenti di vecchia data e nessun arricchimento.

Tra i clienti dello chef c’era anche Giancarlo Migliorisi, ex componente dello staff dell’attuale presidente dell’Ars, sorpreso mesi fa ad acquistare la droga da Di Ferro. Anche lui ha ammesso l’acquisto.

Gli inquirenti però, anche sulla scorta delle intercettazioni, non credono allo scambio di cortesie. L’indagine dunque va avanti.

Diversi i punti della vicenda ancora da chiarire. Come quelli relativi all’uso delle auto blu da parte di Miccichè e Migliorisi che andavano a rifornirsi di droga con le macchine dell’Ars.

I pm hanno acquisito il regolamento che disciplina l’utilizzo dei veicolo assegnato all’ex senatore per capire se potesse impiegarlo anche per impegni personali. Migliorisi, invece, viaggiava con l’auto blu del deputato Nello Di Pasquale, che sarà sentito nei prossimi giorni e che ha negato di aver autorizzato l’uso del veicolo, mentre l’autista ha rivelato ai pm che il 9 febbraio scorso sarebbe stato Di Pasquale a dirgli di portare Migliorisi al ristorante.

Nella vicenda sono indagati anche tre dipendenti del locale, che Di Ferro avrebbe usato nella sua attività di spaccio, e due presunti fornitori della droga: Gioacchino e Salvatore Salamone che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Sarebbero stati loro a portare la cocaina al locale. Intercettati per mesi sono stati fotografati mentre consegnavano a Di Ferro le dosi e ricevevano in cambio il denaro.

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