Nessun atto formale ma la strada sembra tracciata. Per l’indagine sulla strage di Ustica costata la vita ad 81 persone, avviata dalla Procura di Roma da oltre quindici anni, si va verso la richiesta di archiviazione. Un procedimento, coordinato dall’aggiunto Erminio Amelio, con cui si è cercato, tra rogatorie, acquisizione di atti, analisi di documenti e audizioni, di arrivare ad una verità su quanto accaduto la notte del 27 giugno del 1980 a bordo del Dc9 dell’Itavia che era in volo da Palermo a Bologna.
Domani il capoluogo emiliano ricorderà con una serie di iniziative - a partire dell’incontro tra il sindaco Matteo Lepore e i parenti delle vittime - il 43esimo anniversario delle strage che, stando a quanto emerge dal fascicolo aperto proprio a Roma contro ignoti, fu la conseguenza di uno «scenario di guerra» che quella notte, scrive Repubblica, trasformò il quadrante aereo sul Mediterraneo: aerei militari si sono incrociati sul mar Tirreno decollando dalla base francese di Solenzara, una struttura dell’Armée de l’air in Corsica da una portaerei.
Secondo i dati ufficiali non era in corso alcuna esercitazione ma gli inquirenti sono riusciti ad analizzare i dati rimasti impressi dai radar e trascritti nei plot. Tracce di caccia militari, ma è stato impossibile definire ufficialmente la «paternità del traffico aereo». Le perizie hanno stabilito che il Dc9 dell’Itavia, che da Bologna stava raggiungendo Palermo, sarebbe stato abbattuto dall’onda d’urto di un missile che è esploso a poca distanza dalla fusoliera: esclusa, quindi, Ia pista della bomba a bordo.
La Procura di Roma riaprì le indagini nel giugno del 2008 dopo aver convocato e sentito come testimoni il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga e Giuliano Amato, ai tempi sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L’iniziativa fece seguito alle dichiarazioni di Cossiga secondo il quale ad abbattere il DC 9 sarebbe stato un missile «a risonanza e non ad impatto» lanciato da un aereo della Marina militare francese. Agli atti dell’indagine ci sono i verbali di audizione di alcuni piloti francesi che hanno confermato come quella notte - scrive Repubblica - fu intenso il traffico aereo dalla base militare in Corsica.
In una sentenza del 2013 la Cassazione afferma che la tesi del missile «è abbondantemente e congruamente motivata» e che il fallimento della società Itavia potrebbe essere legato alla “significativa attività di depistaggio" messa in atto negli anni intorno alla vicenda.
Dal canto suo Carlo Giovanardi, ex ministro per i Rapporti con il Parlamento nei governi Berlusconi dal 2001 al 2006, afferma che a «nome del governo italiano, mai contraddetto da nessun altro Gabinetto ho illustrato in Parlamento le risposte alle nostre 36 rogatorie internazionali di Francia e Stati Uniti e dato lettura dei messaggi personali di Jacques Chirac e Bill Clinton a Giuliano Amato, nei quali i due presidenti negavano al nostro presidente del Consiglio ogni coinvolgimento in quel disastro aereò.» Giovanardi aggiunge che è «stato accertato inoltre tecnicamente, con certezza assoluta - afferma Giovanardi in una nota - che il Dc9 è stato abbattuto dalla esplosione di una bomba collocata nella toilette di bordo. Nessun presidente dl Consiglio italiano, dei governi di centrodestra o centrosinistra, ha mai successivamente sollevato la questione con i nostri alleati nelle decine di incontri bilaterali degli ultimi trent’anni».
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