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Palermo, l'arresto del latitante alla Noce: la moglie cambiava continuamente auto per incontrarlo

La figlia del boss Nunzio Milano evitava di portare con sé il cellulare quando doveva vedere il marito, che per sfuggire alla cattura aveva cambiato le proprie sembianze

Sei anni rinchiuso in carcere non erano una prospettiva accettabile per Giovanni Priolo, 43 anni, genero del boss di Porta Nuova Nunzio Milano. E così, armato di strategica fuga e certosino travestimento, se ne è andato in giro per 5 mesi senza rinunciare però ai suoi affetti. La moglie Valeria e i figlioletti sono andati a trovarlo nei week- end e nelle feste comandate, almeno una volta al mese, attuando a loro volta una serie di furbi escamotage per seminare gli sbirri. Qualcosa però non è andato del tutto liscio e ieri i carabinieri lo hanno scovato e arrestato. Deve scontare una condanna a sei anni per rapina, resistenza a pubblico ufficiale e ingresso arbitrario in luoghi dove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato. Ma intanto, per sfuggire alla cella, ha cambiato casa, si è fatto crescere la barba e i capelli e usato una carta d’identità falsa. Da latitante di lungo corso, insomma.

Priolo è stato trovato dopo lunghe indagini nel quartiere palermitano della Noce, nel negozio di un familiare la cui posizione è in corso di approfondimento assieme a quella di altri. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire esattamente la rete di complici che ne ha coperto gli spostamenti e ha aiutato la moglie a raggiungerlo. In questo caso, la donna usava una precisa modalità: raggiunta una strada con un'auto, la posteggiava e saliva a bordo di un’altra e così via per arrivare poi a destinazione. Naturalmente, i cellulari restavano tra le mura di casa, quindi è stato più complicato per i carabinieri localizzare la zona dove era diretta con la prole al seguito senza potere agganciare le celle del telefono. La sua latitanza è stata favorita da una rete di complici ora al centro di indagini. Il ricercato avrebbe avuto anche l’appoggio di un uomo ritenuto esponente del mandamento mafioso di Porta Nuova.

La vicenda che ha portato alla sua condanna è iniziata a luglio del 2019, quando due fratelli di Santa Flavia, uno alla guida di una moto d’acqua e l'altro a bordo di un gommone, furono arrestati per violenza e minaccia a pubblico ufficiale dai militari del nucleo operativo della guardia costiera di Porticello. In sala operativa era arrivata la segnalazione di una moto d’acqua tra i bagnanti. Gli uomini della guardia costiera erano riusciti a bloccare il giovane alla guida. Nel corso del controllo gli animi si erano riscaldati e il giovane aveva chiamato il fratello, che si trovava con amici su un gommone. I due erano saliti a bordo del mezzo della Capitaneria, cercando in tutti i modi di bloccare i controlli, prendendo il cellulare di uno dei militari e lanciandolo in acqua. Un episodio che portò a una multa di 5 mila euro per violazioni al codice della nautica da diporto e guida senza patente e nel 2020 la condanna di Giovanni Priolo a 6 anni. La sentenza è diventata definitiva il 21 dicembre dello scorso anno. Fu subito emesso l'ordine di carcerazione, ma Priolo si era già reso latitante e sono servite accurate indagini per stanarlo.

Lo stesso Priolo aveva in passato ottenuto un risarcimento per ingiusta detenzione. Nelle sue tasche erano entrati 42 mila euro e con questi soldi si era comprato un Suv. Parentele importanti, le sue. Il suocero, Nunzio Milano, era diventato uno dei più accreditati, ma non il solo, a prendere il posto di Alessandro D’Ambrogio, leader del mandamento di Porta Nuova, anche lui finito in cella. Un mandamento dove, però, Giuseppe Di Giacomo aveva scalato le posizioni. Guerra di mafia evitata dal blitz.

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