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Palermo, barba e capelli per camuffarsi non sono serviti: preso latitante

Si nascondeva alla Noce nel negozio di un familiare. I carabinieri adesso stanno accertando la posizione di eventuali complici che avrebbero coperto Giovanni Priolo, 43 anni, condannato per avere provato a bloccare un controllo in mare della a guardia costiera

Per sfuggire all’arresto ha cambiato casa, interrotto i rapporti con i familiari, si è fatto crescere la barba e i capelli e usato una carta d’identità falsa. Dopo cinque mesi però i carabinieri della compagnia di Monreale, coordinati dalla procura di Termini Imerese, l’hanno catturato lo stesso. Si tratta di Giovanni Priolo di 43 anni, palermitano, latitante dal 3 gennaio scorso. Adesso è finito in carcere.

L’uomo era ricercato a seguito di una condanna a sei anni per rapina, resistenza a pubblico ufficiale e «ingresso arbitrario in luoghi dove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato». Priolo è stato trovato dopo lunghe indagini nel quartiere palermitano della Noce, nel negozio di un familiare la cui posizione è in corso di approfondimento. La sua latitanza è stata favorita da una rete di complici ora al centro di indagini. Il ricercato avrebbe avuto anche l’appoggio di un uomo ritenuto esponente del mandamento mafioso di Porta Nuova.

La vicenda che ha portato alla sua condanna è iniziata a luglio del 2019, quando due fratelli di Santa Flavia, uno alla guida di una moto d’acqua e l'altro che si trovava su un gommone, furono arrestati, per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, dai militari del nucleo operativo della guardia costiera di Porticello. In sala operativa era arrivata la segnalazione di una moto d’acqua tra i bagnanti. Gli uomini della guardia costiera erano riusciti a bloccare il giovane alla guida. Nel corso del controllo gli animi si erano riscaldati e il giovane aveva chiamato il fratello, che si trovava con amici su un gommone. Entrambi erano saliti a bordo del mezzo della Capitaneria, cercando in tutti i modi di bloccare i controlli, prendendo il cellulare di uno dei militari e lanciandolo in acqua. Un episodio costato anche una multa di 5.000 euro per violazioni al codice della nautica da diporto e guida senza patente e nel 2020 la condanna di Giovanni Priolo, uno dei due fratelli, a 6 anni. La sentenza è diventata definitiva il 21 dicembre dello scorso anno, quando è stato emesso ordine di carcerazione e l’uomo si è reso latitante.

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