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Termini Imerese, è stato condannato dieci volte ma non andrà in carcere

L’avvocato difensore, alla luce di un precedente della Cassazione del 2015, ha dimostrato che la richiesta del pm non poteva essere accolta per dei vizi procedurali

Il tribunale di Termini Imerese

Dopo dieci condanne non andrà in carcere. Lo ha deciso il tribunale di Termini Imerese, giudice Claudia Camilleri, accogliendo la tesi dell’avvocato Francesco Paolo Sanfilippo difensore del termitano M. L., di 48 anni. Il tribunale ha rigettato l’istanza del pubblico ministero che ha chiesto la revoca del beneficio della sospensione condizionale della pena.

L’uomo, pluripregiudicato, è stato condannato con sentenza del 4 aprile 2022 dal tribunale di Termini Imerese, in composizione monocratica, a un anno di reclusione con il beneficio della pena sospesa, per reati commessi nel 2015. Il giudice monocratico di allora, gli aveva concesso il beneficio nonostante l’uomo già ne avesse usufruito e nonostante avesse una lunga serie di precedenti condanne per detenzione di stupefacenti, furti, rapina , invasione edifici.

La procura ha proposto la revoca del beneficio e quindi ha chiesto di eseguire la pena di un anno di reclusione, visto che negli ultimi cinque anni l’uomo ha riportato un’altra sentenza definitiva di condanna a tre e dieci mesi di reclusione.

L’avvocato difensore, alla luce di un precedente della Cassazione del 2015, ha sottolineato prima un vizio procedimentale sostenendo che il pm anziché proporre incidente d’esecuzione avrebbe dovuto impugnare nei termini la sentenza con l’atto di appello. Inoltre la sentenza relativa la condanna di anni tre e dieci mesi di reclusione era divenuta definitiva prima della sentenza della quale si chiedeva la revoca della pena sospesa.

«In base al complesso meccanismo che disciplina le sequenze temporali tra le sentenze definitive nei casi di revoca del beneficio, la richiesta del pm non poteva essere accolta come ha confermato il giudice - afferma il legale - Sono molto soddisfatto dell’epilogo del procedimento, visto peraltro che il mio assistito già da tempo, per sua fortuna, ha cambiato stile di vita e da alcuni mesi ha finalmente trovato una seria e stabile occupazione lavorativa che sarà importantissima per il suo reinserimento sociale. Una carcerazione avrebbe inevitabilmente compromesso o comunque ritardato questo suo percorso di ravvedimento».

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