«L’attenzione sulla movida è altissima e non abbiamo mai smesso di lavorare con impegno per individuare e isolare violenti e criminali ma anche per garantire il rispetto delle regole nei locali e nelle strade della vita notturna». Il questore Leopoldo Laricchia, dopo l’indagine della squadra mobile sulla baby-gang entrata in azione in via Candelai, auspica che i risultati dell’inchiesta interrompano gli episodi violenti nel centro storico, così come avvenuto quando venne sgominato il cosiddetto gruppo Arab-Zone.
Dottore Laricchia, rapine e pestaggi nelle notti dei fine settimana destano non poco allarme. L’escalation di violenza giovanile può essere attribuita anche al dilagante consumo di alcol e droga pure tra i giovanissimi?
«Condivido questa analisi e proprio alla luce dei pesanti episodi in centro la polizia e le altre forze dell’ordine sono concentrate sul fenomeno con il massimo delle forze. Solo dall’inizio dell’anno, sono stati impegnati 606 agenti, 358 carabinieri, 124 finanzieri e 82 vigili. Un numero cospicuo di uomini impegnato non solo sul fronte della prevenzione dei reati ma anche su quello della gestione dei locali. Abbiamo chiuso 15 locali per diversi giorni e fatto segnalazioni al Comune per la revoca di cinque licenze a personaggi con precedenti penali. Lo sforzo organizzativo è grande e miriamo a perfezionare la macchina dei controlli per garantire sicurezza ai cittadini e porre un argine all’illegalità. Su questo fronte si lavora anche al comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica».
I cittadini chiedono sicurezza e più presenza delle forze dell’ordine. Che ne pensa?
«In strada c’è un numero molto alto di uomini. È più che evidente l’impossibilità di presidiare ogni angolo del territorio. Ed è raro cogliere i malviventi con le mani nel sacco. Ma posso dire che le indagini e lo sforzo investigativo sui reati hanno dato ottimi esiti. Molto spesso siamo riusciti a individuare gli autori di furti, rapine e risse. Nel caso di via Candelai, tutto è avvenuto in nemmeno due minuti. Neanche il tempo di avvisare le forze di polizia, figuriamoci di intervenire in flagranza. Le attività investigative subito avviate e condotte dalla questura hanno consentito di ricostruire tutti gli aspetti dell’episodio e tutte le persone coinvolte, naturalmente nei tempi indispensabili per un’indagine che possa supportare provvedimenti ben motivati dell’autorità giudiziaria.».
L’altra notte un poliziotto è stato accerchiato al Borgo Vecchio dalla folla intervenuta per aiutare l’autore di un reato. Ci sono quartieri della città in cui la criminalità è un male difficile da estirpare...
«La pattuglia è intervenuta per interrompere un reato sulla base di un dispositivo di controllo del territorio che sul fronte della prevenzione funziona. Ma decine di persone sono intervenute per bloccare gli agenti ed hanno usato le maniere forti. Mi aspetto collaborazione dalle persone oneste che abitano al Borgo Vecchio, da quanti potrebbero avere ripreso i fatti con i telefonini. Li invito a farsi avanti, a consegnare i video, a collaborare. Possono farlo anche attraverso l’applicazione YouPol. Sarebbe un bel segnale per tutta la città».
In più di un’occasione la questura ha lanciato ai palermitani appelli alla collaborazione, auspicando che si compia l’idea della polizia di prossimità e di comunità. Cosa vuole dire ai cittadini?
«Rinnovo l’invito a collaborare e a denunciare. Non ci si può limitare alla critica restando inerti e immobili. Una tempestiva segnalazione, la disponibilità a fare rete con le forze dell’ordine si è rivelata più che utile per sventare piccoli e grandi reati ma anche per dare impulso a indagini poi finite con esito positivo».
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