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L'omicidio di Palermo, appello per aiutare la giovane vedova con 4 bambini

Aleandro Guadagna non pagava l'affitto, eppure stava spendendo per la festa di comunione dei due figli, fissata per domenica: sarebbe stato proprio questo «pensiero» a scatenare la furia omicida del padrone di casa

Aleandro Guadagna con la moglie Valentina

Nato ai bordi di periferia, dove i tram non vanno avanti più... e dove è impossibile sognare. Eros Ramazzotti e le sue canzoni che davano voce al disagio delle borgate, dove si vive oltre la sicurezza del pane quotidiano, delle strade pulite, di un tetto sulla testa, di un lavoro. E dove è tristemente facile poi finire dalla parte opposta della legge, a fare furti e rapine. La scorciatoia che aveva preso anche Aleandro Guadagna, il trentunenne ucciso a Boccadifalco dal padrone dell’appartamento, esasperato dai mancati pagamenti dell’affitto e dalle discussioni con il muratore. Pagava a singhiozzo, eppure stava spendendo soldi per la festa di comunione dei due figli, fissata per domenica, dopodomani.

Sarebbe stato proprio questo «pensiero» a scatenare la furia omicida in via Mulino, a Palermo. Le foto della felicità ritrovata dopo il periodo in carcere postate sui social, con Aleandro e la moglie Valentina assieme ai 4 bambini, sorridenti e sereni. «Cercava di recuperare il tempo perduto con la famiglia - racconta Giovanna Rappa, il consigliere comunale e dipendente di un patronato Caf Uil che ha conosciuto Aleandro mentre era detenuto -. L’ho visto piangere per la lontananza dai figli, si era pentito e sapeva che quella non era la strada giusta per vivere».

Un anno fa il ritorno a casa e la speranza di un nuovo inizio, lontano dalle tentazioni. Cosa però non facile. Essendo pregiudicato, non poteva avere il reddito di cittadinanza. Il sostentamento del nucleo, composto da sei persone, era basato sull’assegno unico di mille euro scarsi. Aleandro cercava lavoro, ma spesso si era sentito sbattere la porta in faccia: «Ho fatto il carcere, non mi pigghia nessuno», diceva sconfortato alla Rappa, diventata il punto di riferimento per lui e la sua famiglia per ogni pratica o consiglio legato alla possibilità di avere aiuto. «Quello che fuori è semplice, per loro diventa insormontabile - spiega Rappa -. Alla fine un lavoro lo aveva trovato ed era contento. Anche la mattina dell’omicidio mi ha mandato un messaggio di buongiorno. Alle 6.30 non era più connesso. Ho appreso della sua morte solo a pranzo, dai notiziari televisivi».

Il consigliere ha già scritto all’assessore comunale Rosi Pennino e a quello regionale Nuccia Albano, per mettere in moto la macchina della solidarietà. La vedova ventottenne di Guadagna va in qualche modo sorretta economicamente dopo la tragedia. Ad amici e parenti ha detto di essere «distrutta e che la sua vita è finita».

Il dolore e lo choc di vedere il suo uomo a terra, in una pozza di sangue. Quando ha sentito gli spari, la giovane mamma stava vestendo i figli per portarli a scuola. Ma dietro quella porta c’era la fine di ogni speranza di normalità. Tutta la famiglia si sarebbe riversata sul pianerottolo e sulle scale, tentando di sollevare il corpo di Aleandro, di soccorrerlo. Grida, disperazione, pianti dei figli che hanno visto la terribile scena. «Il Re del mio cuore,️ io e te una cosa sola», si legge in uno dei tanti post della coppia. Due anime gemelle da sempre legatissime, nel bene e nel male.

«È per te, questo bacio nel vento. te lo manderò lì, con almeno altri cento...». Le note di Ramazzotti fanno da sottofondo al video del rimpianto e del ricordo di una cugina su tik tok. C’è Aleandro, in varie istantanee della esistenza, dopo lo sbaglio: con Valentina, con i figli, con la maglia dell’Inter e i pollici in alto. La semifinale di Champions di mercoledì sera, lui super tifoso nerazzurro, non se la sarebbe mai persa. Ma poche ore prima Aleandro era stato ucciso per il debito sull’affitto. La sconfitta del suo anelato riscatto da una vita passata ad arrabattarsi, a resistere, a lottare. «Vinceremo assieme questa guerra», aveva scritto sui social durante un permesso dal carcere, dove ha scontato la sua condanna a quasi 5 anni per rapina. Era uscito, ci aveva riprovato, ci aveva creduto. Per quei bambini che adorava e per la donna con la quale voleva stare per sempre. Che invece lo piange a distanza. La salma è ancora al Policlinico di Palermo per l’autopsia.

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