Prendere dalla ricca Europa per dare al «povero» Zen di Palermo. Ma tutto quello che stava dentro il bottino istituzionale, finiva invece in parte nelle borse della spesa personale della preside, paladina antimafia diventata cavaliere della Repubblica e volto ufficiale della legalità nel deserto di diritti e occasioni del quartiere periferico. Il cibo per la mensa che sfamava i figli di famiglie disagiate passava copiosamente dalla dispensa alle case della dirigente scolastica Daniela Lo Verde, 55 anni e del suo vice Daniele Agosta, 45 anni, originario di Salemi. Entrambi ora agli arresti domiciliari per corruzione e peculato con Alessandra Conigliaro, 42 anni, dipendente di una ditta che forniva all’istituto apparati tecnologici. Pc, cellulari e tablet che facevano la stessa fine di latte, pasta e merendine: infilati nelle borse dei due professori. Altre nove persone sono indagate nella stessa inchiesta condotta dai carabinieri, sotto la direzione della Procura europea e dei sostituti Gery Ferrara e Amelia Luise. Ieri mattina la Lo Verde è tornata a scuola scortata dai carabinieri per prendere alcuni documenti.
Sul Giornale di Sicilia oggi in edicola il servizio di Connie Transirico
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