Il tono è volgare, pesante. Tenta di mascherare il profondo fastidio che prova con le battute. Ma, bloccato nel traffico dalle cerimonie organizzate per l’anniversario della strage di Capaci, Matteo Messina Denaro rivela la sua natura. E in un messaggio vocale inviato a una delle pazienti conosciute durante la chemioterapia esprime il suo disprezzo per Giovanni Falcone e per le iniziative che ogni anno si tengono in sua memoria. «E io qua sono bloccato con le quattro gomme a terra, cioè a terra nel senso non di bucate, sull’asfalto. E non si muove per le commemorazioni di 'sta m.... Ora mi sono rotto i c...», dice alzando la voce e imprecando, rivolgendosi alle due donne.
Parole che «confermano la vera e profonda natura dell’uomo che finora i media hanno dipinto più come latin lover di provincia che per quello che è: un criminale senza scrupoli, sanguinario e ben lontano da qualunque ravvedimento e rassegnazione», commenta Maria Falcone, sorella del magistrato assassinato a Capaci, che da 30 anni organizza iniziative per ricordare il sacrificio del fratello e degli uomini dello Stato che hanno dato la vita per la giustizia. «Invito chiunque abbia un dubbio sul 41 bis ad ascoltare le parole di questo mafioso stragista colpevole di decine di omicidi», chiosa Maria Falcone.
Nelle chat il boss non si limita a sbottare per il traffico. Ma si racconta alle amiche. «So per esperienza - dice in un vocale - che quando si sta male come stai male tu ora, non si deve parlare: perché so che tu non vuoi sentire. Ma pur volendo tacere, per rispettare questo tuo momento, una cosa te la voglio dire: e parlo solo perché ho già vissuto questo tuo momento. Io ho subito un intervento pesante, cinque ore e 40 minuti. Speravo fosse tutto finito, e invece mi hanno dovuto operare di nuovo. Altre sei ore e 30 minuti. Poi la chemio. Che voglio dire? Che dopo tutto questo sono qua. Ci sono ancora. Il tuo percorso è simile al mio. Dobbiamo soffrire, ma ce la farai. Scusami, ma io non voglio tue risposte... quando ti sentirai io ci sarò».
Premuroso, attento, fragile: quello che viene fuori dalle chat è un Messina Denaro insolito. «Mi sento abbandonato. Come un randagino con una gamba spezzata in mezzo a una pozzanghera durante questa notte di Natale. Tutto questo per me è lo squallido (come definisce l’ospedale, ndr), avrei bisogno di affetto. Ma è giusto elemosinare affetto?», chiede alla sua interlocutrice.
Alle due pazienti il boss avrebbe nascosto la sua vera identità, raccontando di essere un ricco imprenditore, di avere vissuto all’estero, di avere tre figlie e di essere divorziato. L’ennesima falsa identità di una vita da latitante.
E chissà se mentiva quando, sempre attraverso un messaggio, raccontava dei desideri espressi dalla madre anziana e malata. Lo accerteranno i magistrati che dovranno comprendere se si tratti o meno di racconti di fantasia. «C’è Anna, sarebbe la ragazza che sta assieme a mia madre - dice in una chat -. Ieri sera mi cerca, ha trovato un foglio scritto di pugno di mia madre. Si rivolge a me e dicendo che quando sarà morta, al suo funerale vuole la banda musicale che deve suonare un unico motivo la Marcia del Kaiser, quella che fanno a Vienna per il Capodanno». Poi aggiunge: «Ma chi lo dice che io muoio dopo di lei, lei non lo sa questo, ma lo so io - continua alludendo alla prognosi infausta che i medici gli hanno comunicato -. E quindi ora vuole 'sta cosa, allora si deve fare perché le volontà delle persone si mantengono».
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