Sin dai primi anni Duemila, era emerso il ruolo di vertice assunto da Pietro Badagliacca coadiuvato dal figlio Angelo, nella famiglia di Mezzo Monreale, ma anche la loro caratura mafiosa all’interno del mandamento, «che i periodi di carcerazione sofferti, come si avrà modo di vedere, non hanno in alcun modo mitigato, al contrario accentuandone l’autorevolezza sul territorio», scrive il gip Lirio Conti. Assieme a Gioacchino, sono stati coinvolti nella gestione dei settori più delicati e segreti dell’organizzazione, ma questa «fratellanza» è stata ultimamente scalfita da controversie e critiche che ne hanno minato in parte gli equilibri.
Il peccato originale
Il padre di Gioacchino e fratello del boss, Gaetano si era ripetutamente rifiutato di presentarsi davanti alla propria famiglia mafiosa. Tale rifiuto sarebbe stato motivato dal fatto che il capofamiglia non aveva avallato la sua richiesta di far partecipare anche il figlio Gioacchino, ritenendola irrituale dato che il nipote a quella data non era, appunto, ancora formalmente un uomo d’onore. Pietro si era difeso dicendo di essere stato costretto a richiedere l’intercessione di Giuseppe Calvaruso, chiamando a «testimoniare» della cosa il figlio Angelo. Una stortura, per Gioachino che ancora una volta aveva denunciato l’ennesima deviazione dalle regole democratiche di Cosa nostra per cui egli stesso, da solo, finiva per ritrovarsi a dover fronteggiare sempre due persone (padre e figlio), che evidentemente si sostenevano a vicenda.
Quasi quasi, vado a lavorare
Gioacchino Badagliacca vuole lasciare l’organizzazione. «Io a questo punto forse è meglio che faccio un passo indietro, forse è la cosa migliore…me ne vado a lavorare certo a lavorare ci devo andare perché devo campare (ndr. vivere). Ho sempre pensato e ci credo che siamo la stessa cosa, e la stessa cosa significa la democrazia più totale. Io domani posso essere il capofamiglia, domani posso diventare pure un … un … un soldato poi divento capo mandamento, poi divento soldato. Ora non voglio fare niente perché io sono l’ultima ruota della carrozza». Alla fine baci, abbracci e inviti a pranzo: resterà al suo posto.
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