Assalto al centralino dell'Amap. Ieri mattina - dopo la pubblicazione sul Giornale di Sicilia e su Gds.it della notizia che l'azienda di gestione del servizio idrico ha pronto un piano per staccare l'erogazione a cinquemila utenze morose - il front-office dell'azienda di via Volturno è stato letteralmente assediato dalle chiamate. Utenti, politici, consiglieri comunali, amministratori di condominio, avvocati. Tutti a chiedere delucidazioni sulla strategia di lotta ai morosi che, a cominciare da martedì prossimo, prenderà piede, staccando l'erogazione a un palazzone con 60 appartamenti, che sostanzialmente succhiano acqua dalla condotta pubblica senza pagare un euro da anni. Fra le chiamate più allarmate quelle di alcuni presidi i cui istituti sono ospitati in condomini privati e che rischiano di finire sotto la mannaia dei distacchi per morosità.
La società guidata dall'ingegnere Alessandro Di Martino ha come prima cosa deciso di aumentare il personale addetto al servizio informazioni e alla regolarizzazione delle posizioni. «Il nostro fine – ragiona l'amministratore unico – non è quello di staccare l'acqua alla gente, ma di farla pagare, dando ogni forma di aiuto possibile». E che la questione sia spinosa, perché impopolare, lo dimostra anche la dichiarazione felpata e moderatissima del sindaco: «L’autonoma iniziativa dell’Amap - commenta Roberto Lagalla - va nella direzione di un’equa distribuzione dei diritti e dei doveri civici. Da un lato l’obbligo della pubblica amministrazione di erogare servizi efficaci ed efficienti, dall’altro il dovere dei cittadini di contribuire proporzionalmente al loro reddito e ai consumi al mantenimento dello stesso servizio».
Dalle parole di Di Martino, comunque, emerge che sarà possibile chiedere una rateizzazione sostanzialmente fino all'ultimo. Non a caso venerdì una squadra di tecnici dell'azienda che gestisce il servizio anche nella maggior parte dei paesi della provincia, andrà all'indirizzo delle utenze da sospendere annunciando che il distacco materiale dell'erogazione avverrà il martedì successivo. Extrema ratio per non dire che non si sia tentato il tutto per tutto per agevolare chi magari si trova in difficoltà. A riprova di questo concetto, mille «clienti» avevano chiesto un piano di rateizzazione del debito, ma poi lo hanno abbandonato. Ebbene, in questi giorni vengono chiamati uno per uno per capire le ragioni che li hanno portati a mollare i pagamenti e verificare se ci sono margini per recuperare la posizione.
E a sentire a denti stretti qualche funzionario dell'acquedotto, votato al silenzio per ragioni di privacy e anche di riuscita dell'operazione, il fenomeno dei morosi è molo trasversale. Ossia, presente nelle zone periferiche come al centro sostanzialmente nella stessa misura. «Perfino nel quartiere Matteotti», si spinge a dire. Paradossalmente è lo Zen il quartiere a minore impatto. Non perché tutti paghino regolarmente le bollette, ma perché la maggior parte non le paga e rimangono in carico all'Istituto autonomo case popolari.
Nei mesi scorsi, seguendo le procedure previste dall’Arera, l’authority che regola tariffe e procedure anche per le aziende del settore idrico, sono state avviate le operazioni di recupero dei crediti rivolte a circa 50 mila utenti, su 220 mila complessivi. Fra questi ci sono ottomila «grandi morosi»: con una media pro-capite di oltre 6.500 euro di debiti, devono complessivamente all’azienda oltre 51 milioni. In una prima fase sono state inviate lettere di avviso bonario e successivamente, a coloro che non hanno avviato procedure di rientro del debito, una ulteriore comunicazione raccomandata col preavviso di distacco. La procedura adottata ha portato alcune migliaia di utenti a regolarizzare la posizione: o saldando il debito o concordando un piano di rateizzazione fino a 36 mesi, con un incasso di oltre 12 milioni sui 50 in sofferenza.
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