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Palermo, inchiesta Schiave del pulito: per un'altra indagata confermata la libertà

Il tribunale di Palermo

Il tribunale del riesame di Palermo, presieduto dal giudice Bruno Fasciana ha confermato il provvedimento del gip e la revoca degli arresti domiciliari per Lamia Tebourbi, mediatrice culturale, una delle donne coinvolte nell’operazione della polizia di Stato sulle «schiave del pulito», le nigeriane arrivate a Palermo e impiegate nei consorzi per fare le pulizie negli alberghi.

La donna è difesa dall’avvocato Giorgio Bisagna. Lamia Tebourbi insieme ad altre quattro persone erano indagate a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita ed allo sfruttamento lavorativo, nonché truffa ed estorsione, con l’aggravante di aver commesso il fatto ai danni dello Stato e con l’abuso di relazioni di prestazioni d’opera. La procura aveva presentato ricorso contro la scarcerazione ma il tribunale ha confermato il provvedimento di revoca degli arresti domiciliari che dopo l’interrogatorio di garanzia era stato disposto dallo stesso gip che aveva firmato l’ordine di arresto, per carenza di gravi indizi di colpevolezza. Anche nei confronti di un’altra donna Monica Torregrossa, responsabile del centro di Roccamena, difesa dall’avvocato Vincenzo Pillitteri, il tribunale del riesame il giudice ha respinto il ricorso della procura contro la revoca della misura cautelare.

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