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Palermo, sì al progetto per il nuovo forno crematorio al cimitero

Due anni e due mesi fa il forno crematorio dei Rotoli ha esalato l’ultimo respiro ed è entrato in coma. La manutenzione sarebbe stata facile, veloce e soprattutto, a quei tempi, coperta dalle somme disponibili nelle casse del Comune, circa 250 mila euro. Invece, nulla e operazioni ferme. Oggi la svolta in Consiglio, quello vecchio perché il nuovo non si è ancora insediato: con una variante al Prg che cambia la destinazione del lotto, è stato approvato il progetto per il nuovo forno, che di fatto però prevede un’ampliamento ed un ammodernamento di quello già esistente: sarà a due bocche ed è previso pure l’allestimento di una saletta d’attesa decisamente più dignitosa per i familiari che devono attendere la consegna dell’urna con le ceneri.

Oltre due milioni e 700 mila euro stanziati (fondi Cipe disponibili con le amministrazioni Orlando e mai spesi). Ieri il passo avanti verso la soluzione del problema, ma qualche criticità resta: non esiste l'allaccio fognario. Se anche il nuovo forno si realizzasse, l’Asp non potrebbe dare l’autorizzazione al suo funzionamento a meno che intanto non fossero stati fatti anche quei lavori. Mancanza di pareri, sembra il motivo. Ed è il cane che si morde la coda.

Anni e anni di paralisi, sospesi nel limbo dalla tanta, troppa burocrazia: i progetti dei rup (responsabile unico del procedimento) fatti e rifatti, i vincoli ambientali e storici del camposanto, con i quali ogni morto, e nei depositi ce ne sono più di mille, deve fare i conti. Il dissesto idrogeologico, con i massi che cadono dal monte e devastano le tombe. Con le trasferte in altri comuni che, invece, almeno le cremazioni le fanno senza problemi. Messina, Misterbianco e la Calabria, le mete scelte dalla ex amministrazione per alleggerire il peso dei defunti in stallo tra stanzette e magazzini, con la formula magica: tutto gratis. L’opera è inserita nel piano triennale delle opere pubbliche 2021-23.

L’assenza di un forno crematorio costituisce un intralcio non solo per l’espletamento delle procedure di cremazione, ma anche per le inumazioni all’interno del camposanto dei Rotoli. Per intenderci, ci finiscono anche i resti dei defunti riesumati dopo 25, 30 anni e che in questo modo possono essere sistemati nelle più piccole cellette facendo spazio alla carica di defunti in attesa di un posto nella nuda terra: c’è chi è in lista da oltre due anni. La cremazione permetteva di accelerare alcune ciclicità, ovviamente con il consenso dei familiari, ma tutto questo non avviene. E chi potrebbe lasciare il campo d’inumazione, resta invece ancora lì. Di trovare altri campi, si parla soltanto.

Negli ultimi mesi di governo e con il fiato dell’opinione pubblica sul collo per quella che è ormai diventata la vergogna nazionale dei Rotoli, l’ex sindaco Orlando e l’allora assessore Toni Sala avevano anche accennato alla possibilità di una piccola manutenzione che avrebbe fatto ripartite subito l’uso del forno crematorio, ma anche questa promessa è rimasta lettera morta. Come il tentativo di rispolverare il progetto del nuovo cimitero di Ciaculli per il quale ci sono 15 milioni di fondi Fas che risalgono al 2019 per il primo lotto. E stornare 2 milioni e mezzo per l'emergenza dei feretri insepolti.

L'obiettivo, aveva sostenuto l’amministrazione, era quello di «continuare a coniugare interventi di breve e lungo termine che ci consentano di affrontare l'emergenza nell'immediato e di gettare le basi perché non si ripeta più nei prossimi anni». Anziché costruire un primo lotto a Ciaculli, che prevedrebbe per lo più servizi comuni, parcheggi e solo un primo gruppo di cappelle e nicchie murali, si puntava sulla realizzazione di un impianto completo e con una prevalenza di posti per inumazione oggi invece estremamente carenti. Al tempo stesso, con un residuo del finanziamento, si sarebbero dovuti sbloccare i processi autorizzativi per la realizzazione sia del nuovo forno crematorio che dei 1.200 loculi prefabbricati. Ma rimodulare quel finanziamento è un'operazione che non si può fare in autonomia Palazzo delle Aquile, ma deve essere chiesto al ministero che lo deve caso mai autorizzare.

 

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