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Il blitz di Palermo: il capomafia Ficarra fratello di un ex agente troncò i rapporti con i suoi parenti

Fermo immagine dal video diffuso dalla polizia

Il rispetto delle regole di Cosa Nostra per gli associati sarebbe il leitmotiv dell’intera indagine che ha portato oggi al blitz antimafia eseguito a Palermo dalla polizia: nove arrestati, 8 in carcere e uno ai domiciliari. Spasmodica sarebbe risultata, inoltre, la ricerca di nuovi affiliati rispettosi delle regole di comportamento imposte ai membri di Cosa Nostra, compresa la regola secondo la quale non sarebbe consentita l’affiliazione di soggetti imparentati con appartenenti alle forze dell’ordine.

Ma l'inchiesta che ha portato al blitz denominato Intero Mandamento svela un'eccezione che sarebbe stata fatta per il capo famiglia della Noce, Guglielmo Ficarra, il quale tuttavia si sarebbe lamentato di non essere riuscito a ricoprire una gerarchia criminale più alta proprio a causa di questa «macchia», motivo che, tra l’altro, l’aveva spinto a troncare ogni rapporto con la sua famiglia, genitori compresi. «Con me - dice Ficarra in una conversazione intercettata dalle forze dall'ordine - è stata fatta una cosa che di regola neanche si poteva fare, perché ho un fratello ex guardia carceriera, mi spiego? Ha che non lo tratto da trent'anni. Ma io sono andato avanti sempre, con tutto questo, con tutto ciò che c'è stato questo problema, altrimenti sarebbero già cinquant'anni che io già fussi, dico io, u patruni».

Rievocando le regole di comportamento imposte ai membri di Cosa Nostra, le nuove leve avrebbero dovuto possedere la capacità di porsi con autorevolezza ed avere una maggiore efficienza nello svolgimento delle attività criminali, vietando di commettere azioni non rispettose del codice d’onore di cosa nostra.

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