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Blitz antidroga tra Palermo e San Mauro, i summit in macelleria: "Tu non lo sai chi siamo noi qua"

Giuseppe Scialabba

Un contesto fatto di estorsioni e intimidazioni e summit mafiosi nella macelleria di famiglia. È lo sfondo che emerge dall'ordinanza dell'operazione Social Bamba, che ha portato a sei arresti fra San Mauro Castelverde e Palermo.

Il gip Claudia Rosini mette in evidenza in particolare "l'appartenenza di Giuseppe Scialabba al sodalizio mafioso, mentre sul padre Giovanni non sono stati acquisiti elementi sufficienti, sussistono solo le dichiarazioni del figlio maggiore in alcune conversazioni con altri".

Scialabba figlio, condannato lo scorso febbraio a 16 anni di carcere sempre per mafia, era stretto collaboratore, dicono gli investigatori, di Giuseppe Farinella ed intratteneva rapporti con altri mafiosi come Gioacchino Spinnato e Franco Bonomo, con i quali si coordinava e relazionava "ponendo in essere condotte di potere sul territorio attraverso intimidazioni ai danni di imprenditori e numerose estorsioni realizzate per favorire il mandamento di San Mauro Castelverde".

A proposito di Scialabba gli investigatore parlano di "indole particolarmente prevaricatrice, violenta e prepotente". Da numerosi controlli sugli incontri di Scialabba con personaggi di spicco come Francesco Bonomo, Gioacchino Spinnato, Giuseppe Farinella, Alberto Raccuglia, Tommaso Armillari, Antonio Cassata e suo fratello Salvatore, Santo Di Stefano. Avrebbe messo a disposizione la propria macelleria a Finale di Pollina come luogo di incontro con mafiosi palermitani in trasferta nelle Madonie.

In una conversazione intercettata Scialabba si vanta con un amico che nella nella sua famiglia nessuno si è mai pentito. Nella stessa situazione includeva senza mezzi termini nel contesto mafioso anche suo padre Giovanni, arrestato nel marzo del 2014 perché trovato in possesso di un’arma clandestina con matricola abrasa. In quella conversazione Scialabba poneva in una ipotetica graduatoria di riservatezza delle famiglie mafiose, quella di San Mauro Castelverde al di sopra di quella corleonese, all'interno della quale vi erano collaboratori di giustizia.

"Ma il suo profilo mafioso - scrive ancora il giudice - si manifesta con una serie di intimidazioni nell'interesse del clan nei confronti di molti imprenditori della zona. L'aggravante mafiosa emerge anche in una frase di Scialabba nei confronti di un rappresentante commerciale di medicine per animali al quale per intimidirlo dice: 'Tu non lo sai chi siamo noi qua a San Mauro. Vedi che non devi permetterti più'".

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