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Retata per droga a Palermo, lo storico Basile: "La Porta dei Greci? Uno dei simboli della Kalsa"

La Porta dei Greci alla Kalsa

L'operazione antidroga condotta dai carabinieri, all'alba di oggi (11 aprile), tocca due quartieri della marina palermitana, Borgo Vecchio e la Kalsa. Scoperto un canale diretto di approvvigionamento di hashish tra Palermo e Napoli che sarebbe stato rivenduto al dettaglio ai vari pusher nelle piazze di spaccio.

Il blitz antidroga, condotto all'alba di oggi, porta il nome di uno dei simboli identificativi del quartiere Kalsa: la Porta dei Greci. Di origine quattrocentesca, in pochi sanno che la porta che oggi vediamo all'uscita da piazza Kalsa, fino al 1553, si trovava nei pressi di via Quattro Aprile, accanto allo Steri.

“Separava dalla zona portuale un insediamento di gente che veniva dalla Grecia – spiega lo storico Gaetano Basile, che nel suo libro 'La vita in Sicilia al tempo degli Emiri' ne racconta la storia - nel 1553 si allargò la strada e venne collocata nei pressi del bastione del tuono”.

Negli anni '50, la Kalsa era rimasta celebre per il contrabbando di sigarette. “Nel quartiere in molti erano marinai, pescatori, gente che andava per mare – dice Basile - furono i primi a fare del contrabbando. Si davano appuntamento al largo e portavano a terra qualcosa, che negli anni 50 erano le sigarette, oggi invece sono hashish o altre droghe”.

La Porta dei Greci faceva parte delle mura difensive di Palermo. Al suo interno è ancora visibile il sistema costituito da due camere superiori con una caditoia centrale. “La Porta dei Greci aveva due guide – racconta Basile – in cui si facevano scorrere dei tronchi d'albero calati dall'alto. Quando un assalitore rompeva un tronco, ne scendeva subito un altro. Così, mentre l'assalitore rimaneva incastrato tra le due guide, da questa botola lanciavano ogni sorta di arma: olio bollente, frecce”. Un sistema di difesa geniale, ma nel '500 ormai superato.

Alla porta originale, oggi, mancano l'iscrizione e un'aquila marmorea a due teste del Gagini, trafugate nel tempo da ignoti. Ma nel quartiere Kalsa di mura difensive e porte ce n'erano parecchie. Ben quattro ne delimitavano la piazza. Il motivo lo ritroviamo nello stesso nome: “Kalsa viene da Al-halisah – continua lo storico palermitano - che in arabo significa 'la eletta', il quartiere infatti nel 937 era una cittadella fortificata, un centro direzionale costruito all'esterno delle mura cittadine”.

Con il tempo ci fu la necessità di ampliare la città e di abbattere molte di queste porte. Non tutte però sono andate perdute, alcune sono riuscite a sopravvivere ai mutamenti della morfologia urbana, come ad esempio la porta della Vittoria bab-al-futah, nascosta dentro l'oratorio dei Bianchi.

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