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L'arresto di Guttadauro: la droga all'estero, lo steward compiacente e il dazio da pagare ai doganieri

Giuseppe Guttadauro

Emergono altri particolari dall'inchiesta che ha portato, sabato scorso, all'arresto di Guttadauro. Gli inquirenti hanno registrato diverse conversazioni nelle quali si evince come la droga finiva all'estero con più facilità grazie alla collaborazione di uno steward o dei doganieri ai quali, però, doveva essere pagata una cifra.

Guttadauro, in una intercettazione, chiedeva al suo interlocutore se secondo lui avrebbero potuto sfruttare una persona disposta a fare transitare piccoli quantitativi di droga (10 chilogrammi) a bordo di un aereo, precisando che aveva la disponibilità di uno steward, riferendosi ad Adriano Burgio, dipendente di una compagnia aerea, molto legato a Guttadauro che offriva successivamente la sua disponibilità, così come si evince nell'informativa.

L'interlocutore albanese aveva dei dubbi sulla fattibilità dell'operazione e precisava che sarebbe andata a buon fine se lo steward avesse garantito lo sbarco in quanto per il carico non avrebbero avuto problemi a trovare un aggancio. "Ma lui assicura lo scarico? Perchè il carico là si può trovare un aggancio" diceva in un colloquio.

Proseguendo nella conversazione, l'albanese poi diceva a Guttadauro che la procedura di scarico a Rotterdam e la cifra da pagare ai doganieri ammontava al 25% dell'intero carico o del suo equivalente commerciale. "Eh, questa è la tassa loro...e gli devi dire...ti tocca dire pure grazie a questi per il favore che fanno...il 25% lo prendono loro...di meno non si può fare...". Stesso discorso anche per la partenza della droga in Brasile o Colombia dove lo stupefacente che costava 2.000 euro al chilo arrivava a 2.500 per il dazio da pagare ai doganieri all'imbarco. "2000...2500 caricato sulla nave" "in Colombia dove hanno loro agganci loro pagano la tassa".

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