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Palermo, le dighe sono piene e l’acqua a volte deve essere gettata

La Diga Rosamarina piena d'acqua (foto Fucarini)

In Sicilia non esiste il problema dell’acqua. Semmai, quello di conservarla. Ne è dimostrazione la situazione attuale degli invasi che riforniscono il Palermitano: troppo pieni ed è in corso un «piccolo» intervento di svuotamento per rispettare le soglie di sicurezza. Elemento, quest’ultimo, che non coincide con la capacità effettiva della diga, ma con ciò che la «Direzione nazionale infrastrutture idriche» presso il ministero stabilisce sulla base del livello di manutenzione e delle caratteristiche dell’opera. Ma cosa ci si può attendere da una rete di dighe mai collaudata? Se tutto fosse in regola, qualcuno stima, si potrebbe raggiungere una disponibilità supplementare del 40 per cento dell’acqua, invece di stracciarci le vesti nei momenti di siccità. Ma è una storia antica, questa, mai risolta.

Le quattro dighe

Rimaniamo nel capoluogo. Nel mese di gennaio, fino a giorno 14, nelle dighe che servono la città (Piana degli Albanesi, Poma, Scanzano e Rosamarina) la differenza fra acqua portata dalle piogge e acqua dirottata agli impianti di potabilizzazione è stata di oltre 16 milioni di metri cubi, parliamo di 16 miliardi di litri d'acqua che si sono aggiunti a quelli già accumulati nel mese di dicembre. Secondo i tecnici, era almeno dal 2017 che i laghi non erano così pieni, praticamente ai limiti o sopra il livello massimo consentito.

Rosamarina, la «ricca»

La diga più «ricca» risulta la Rosamarina di Caccamo, che da sola contiene oltre 83 milioni di metri cubi d’acqua. Siamo quindi ben oltre i 73 milioni autorizzati per motivi di sicurezza (la diga potrebbe arrivare a quasi cento milioni di metri cubi). In questi giorni si sta quindi procedendo ad un lento svuotamento per giungere alla soglia prescritta. Nel sito del servizio nazionale dighe è spiegato che il progetto è stato approvato nel 1978, nella sua versione finale, dal Consiglio superiore dei lavori pubblici. Ma «i lavori proseguirono fino al 1982, quando dovettero essere sospesi per la mancanza dei fondi necessari alla maggiore spesa derivante dalla rimodulazione progettuale. Soltanto nel 1988 fu possibile riprendere i lavori, che furono completati nel 1992. Le operazioni di collaudo sono ancora in corso». Ahinoi.

Scanzano, la piccola

Situazione analoga anche allo Scanzano, struttura molto più piccola della sorella maggiore di Caccamo, dove sono raccolti 9 milioni di metri cubi, con un massimo autorizzato di 8,3 milioni. Da buttare quasi un milione di metri cubi.

Poma, al limite

La diga Poma è stata progettata per accogliere 80 milioni di metri cubi, il massimo autorizzato è di 72,5. Attualmente ce ne sono 73 milioni e per ora non si sta procedendo allo svasamento.

Piana, sotto il tetto

Situazione tranquilla anche a Piana degli Albanesi (la gestione è dell’Enel): massimo «invasabile» 27,5 milioni di metri cubi, attualmente ne contiene 25,2. Alla fine della fiera, saranno buttati qualcosa come undici miliardi di litri d’acqua. E facendo un calcolo sul fabbisogno medio giornaliero di Palermo, che consuma in 24 ore 293 milioni di litri, è come se stessimo sprecando il fabbisogno idrico per la città di 37 giorni. Follie.

L'Amap

Tranne Piana degli Albanesi, le altre dighe sono gestite dall’Amap, la società che fornisce il servizio idrico in quasi tutti i comuni del Palermitano. «Ma noi - spiega l’amministratore unico Alessandro Di Martino - abbiamo la competenza soltanto per la potabilizzazione e successiva immissione nelle reti. Mentre la manutenzione vera e propria della infrastruttura è di diretta competenza dell’autorità di bacino della Regione».

La Regione

Il capo del Dipartimento acqua e rifiuti, Calogero Foti, spiega che si sta procedendo a un accordo quadro per «individuare il soggetto che dovrà fare alcuni interventi per poi potere mettere a collaudo le strutture». Certo, non una soluzione in tempi brevi «ma almeno ci consente di andare avanti e di trovarci pronti appena ci sarà la disponibilità dei fondi e l’approvazione del bilancio».
C’è un progetto di cui, qualche giorno fa, abbiamo dato conto. Nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono stati accettati interventi per 47 milioni di euro per due importanti potabilizzatori: il «Presidiana», a Cefalù, e il «Cicala» di Partinico. Nell’ambito dello stesso stanziamento, 8 milioni di euro serviranno per il dragaggio dell’invaso di Rosamarina.

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