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Delitto Agostino, chiamato a deporre l'ex 007 Contrada

Bruno Contrada

«Emanuele Piazza mi disse che Nino Agostino era un pezzo di..., non avevano un buon rapporto, perché agiva di testa propria. Forse non aveva voluto fargli dei favori». Lo ha detto il collaboratore di giustizia Francesco Onorato, ex reggente della famiglia di Partanna Mondello, deponendo al processo per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, avvenuto il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini, che si sta svolgendo nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Imputati, in questo procedimento, sono il boss Gaetano Scotto, accusato del duplice omicidio aggravato in concorso di Nino Agostino e Ida Castelluccio, e Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento. Il boss Nino Madonia, che si è avvalso del rito abbreviato, è stato condannato all’ergastolo il 19 marzo scorso e a febbraio inizierà il processo di appello.

Agostino e Piazza facevano  i «cacciatori di latitanti»

Sia Nino Agostino sia Emanuele - è emerso successivamente - facevano i «cacciatori di latitanti», collaborando con i Servizi segreti. E per questo sarebbero stati uccisi. Ad uccidere Piazza, attirandolo in una trappola, è stato lo stesso Onorato.

Chiamato a deporre l'ex 007 Contrada

Intanto la pubblica accusa ha chiamato a deporre in aula l’ex numero 3 del Sisde Bruno Contrada e l’ex poliziotto Guido Paolilli. La Corte d’assise, presieduta da Sergio Gulotta, Monica Sammartino giudice a latere, ha fissato la deposizione dei due testi, alla ripresa del processo, l’11 gennaio 2022. Bruno Contrada è stato per anni ai vertici del Servizio segreto civile e in precedenza era stato anche alla Squadra Mobile di Palermo. Guido Paolilli, ispettore della polizia di Stato e conoscente della famiglia Agostino, è stato recentemente condannato a risarcire la famiglia Agostino, dal giudice monocratico di Palermo, Paolo Criscuoli. Paolilli era citato in giudizio per il risarcimento del danno dai familiari dell’agente ucciso il 5 agosto 1989 assieme alla moglie. A chiedere il risarcimento del danno erano stati i familiari del poliziotto ucciso, il papà Vincenzo Agostino, la madre Augusta Schiera (nel frattempo deceduta) e i fratelli Salvatore, Annunziata e Flora, tutti difesi dall’avvocato Fabio Repici.

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