Ci sono tre signore che reclamano i loro diritti di lavoratrici. Hanno vinto una causa, poi sono addivenute a una transazione ma... non ci sono i soldi per chiudere la vicenda.
Erano impiegate del Pd a Palermo, poi sono state licenziate. Hanno avviato le cause di lavoro perché non avrebbero ricevuto la giusta retribuzione e anche per il mancato pagamento del trattamento di fine rapporto. Lo studio legale Greco, che le ha assistite, ha provveduto a portare la questione davanti al Tribunale emettendo anche decreti ingiuntivi. Ma le casse del Partito democratico, sezione provinciale di Palermo, sono vuote. Anche perché sono tanti i decreti ingiuntivi che si è preferito lasciare alla tesoreria regionale del partito le quote delle iscrizioni per evitare l'aggressione dei creditori.
Lo studio legale ha inviato una lettera al partito scrivendo che «l'importo complessivo netto chiesto è di 45 mila euro», variamente suddivisi. Si tratta di «somme nette che – si legge nella lettera-accordo inviata alla tesoriera Rosalia Stadarelli - dovranno essere obbligatoriamente corrisposte con bonifico bancario in massimo di tre rate, la prima entro il 30 ottobre 2021 e l'ultima non oltre giugno 2022».
La patata bollente è finita nelle mani del segretario Rosario Filoramo, che quando si è insediato in cassa non ha trovato il becco di un quattrino. Dice, però, di averne fatto una questione di onore. Nel senso che vuole onorare il debito con le lavoratrici, le quali ormai attendono il bonifico di quelle poche migliaia di euro per potere tamponare le tante esigenze familiari rimaste senza risposta a causa della disoccupazione.
«La ricerca di una soluzione ha impegnato la mia segreteria molto - spiega Filoramo -. La vertenza era nata durante la precedente gestione della segreteria provinciale che, per via della notoria crisi finanziaria del partito, causata dalla fine dei rimborsi elettorali, ha comportato il licenziamento dei dipendenti del Pd palermitano». Il segretario ritiene che sia «un impegno che va garantito non solo per rispetto dovuto alle decisioni del tribunale, ma soprattutto perché, da persona rispettosa del valore del lavoro, ritengo sia sacrosanto garantire gli emolumenti frutto dell'attività di queste persone».
Ma come? Filoramo lancia un appello: «È necessario che tutti facciano la loro parte. Il partito in sede nazionale e in quella regionale deve condividere tale sforzo, anche derogando alle stringenti regole del tesseramento. Le risorse degli iscritti sono state raccolte. Adesso dobbiamo destinarle senza esitazione per rispettare i nostri obblighi con i lavoratori. Saremo un po' più poveri, ma certamente più ricchi nell’orgoglio».
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