Cinquantanove coltellate, un vero e proprio massacro per uccidere un anziano di 88 anni. È una conta impressionante quella emersa dall’autopsia eseguita sul corpo di Leonardo Nardu Lauriano, l’ex tassista ucciso venerdì sera a Partinico.
I video che avrebbero dovuto immortalare l’autore del delitto di via Marconi finora non sono stati utili a indirizzare i carabinieri sulla pista giusta ma arriva una conferma importante su un elemento che, sin dall’inizio, è sembrato essere collegato all’assassino: gli occhiali trovati vicino all’ottantottenne morto non appartengono, infatti, né alla vittima né alla sua compagna. Potrebbero essere stati persi dall’aggressore durante l’agguato, poi fuggito senza essersi reso conto di aver lasciato a terra un oggetto che potrebbe contenere tracce del suo Dna e permettere di incastrarlo. Dai filmati delle telecamere della zona di Partinico non si sarebbe ancora riusciti ad isolare la sagoma di chi, dopo aver sgozzato Nardu, è scappato senza essere visto da nessuno.
Già, perché davanti ai militari non si sarebbe ancora fatto vivo alcun testimone oculare in grado di aggiungere elementi utili ad un quadro ancora incerto. C’è, agli atti, il racconto di Angela Gandolfo, 89 anni, convivente della vittima che ha riferito di aver sentito dei rumori, di essere scesa e aver visto la porta del garage aperta. E lì, terrorizzata e in lacrime, ha aspettato i soccorsi. Il primo a darle aiuto e ad entrare nel garage è stato Leonardo Augusta, il dipendente di un supermercato che, alla fine del turno, passava da lì a piedi e si è reso conto della tragedia. Ha visto il corpo insanguinato di Lauriano riverso in parte all’interno della Fiat Punto grigia e notato, pure, la presenza di quel paio di occhiali con montatura da uomo che non appartengono alla vittima. Poi la chiamata ai carabinieri (intervenuti alle 19,50) e al 118. Nessuno avrebbe visto nulla nonostante l’ora, il delitto sarebbe avvenuto attorno alle 19,30, e la posizione centralissima dell’abitazione.
Nel luogo dell’omicidio i carabinieri del Ris hanno raccolto più di un elemento, si cercano le tracce del Dna dell’assassino che potrebbero essere rimaste anche sul corpo, sotto le unghie dell’anziano, ma ci vorrà tempo per individuarle con certezza.
Ieri, su disposizione del pubblico ministero Renza Cescon, è stata eseguita l’autopsia nell’istituto di medicina legale del Policlinico che ha confermato, in attesa degli esiti di ulteriori accertamenti, la pioggia di colpi con lama da taglio inferti sull’anziano. La causa del decesso sarebbe confermata nel fendente che ha squarciato la gola della vittima ma sul corpo di Nardu c’erano i segni di molti altri colpi subiti, in particolare al torace e all’addome. Chi ha ucciso l’anziano l’avrebbe fatto al culmine di una rapina finita male, forse perché riconosciuto e temendo il rischio di essere denunciato e finire in carcere. Oppure avrebbe agito con premeditazione, mosso da un rancore e sapendo quando sarebbe stato più facile mettere a segno il suo piano: di sera in una strada non troppo illuminata contro una persona anziana che non sarebbe stato difficile sopraffare.
In paese i due conviventi erano conosciuti come una coppia benestante. Un appezzamento di terreno con una casa rurale oltre all’abitazione di via Marconi e, soprattutto, la fama di avere i soldi in casa. Lauriano era stato, per questo, vittima di almeno due rapine fra il 2012 e il 2014. Quest’ultima è un precedente su cui per dinamica e brutalità sembrano esserci analogie con la tragica aggressione di venerdì sera. Ma quella volta l’anziano era stato atteso arrivare nella proprietà di contrada Parrini da due giovani col volto mascherato. Conoscevano le sue abitudini e appena l’uomo aveva aperto il cancello s’erano fatti avanti. L’avevano picchiato e bloccato con una corda e del nastro adesivo e, dopo essersi conto di non riuscire a trovare il denaro sperato, se n’erano andati lasciandolo legato a terra e chiudendo il cancello (servì l’intervento dei vigili del fuoco per liberarlo) per andare col telefonino della vittima e le sue chiavi di casa, nell’abitazione padronale in città. E lì avevano trovato la convivente dell’uomo, anch’essa aggredita cercando di farle dire dove tenesse i soldi. Se n’erano andati solo dopo aver trovato in un cassetto mille euro.
Chi ha ucciso Lauriano venerdì sera molto probabilmente lo conosceva o, quantomeno, era al corrente delle sue abitudini. Lo avrebbe sorpreso al ritorno a casa, sarebbe piombato prima che Nardu riuscisse a rendersi conto di tutto e a chiudere la porta del garage come avrebbe fatto ogni sera, salendo in casa dalla porta interna. Questione di momenti fatali per la vittima.
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