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L'avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno: «Manca il presupposto del sequestro di persona»

Matteo Salvini con il suo avvocato Giulia Bongiorno all'uscita dall'aula bunker del carcere Pagliarelli

«Noi abbiamo insistito su una cosa: Catania e Palermo sono processi gemelli. Chi ha assistito al processo di Catania ha avuto modo di ascoltare da tutti che ci fu una condivisione da parte del governo di allora. Un vero e proprio consenso da parte di ministri e del presidente del Consiglio, in particolare, al fine di cambiare il tipo di linea politica: prima di tutto il rispetto della salute ma contemporaneamente chiedere aiuto all’Europa». A dirlo è Giulia Bongiorno, legale di Matteo Salvini, dopo l’udienza a Palermo del processo Open Arms. Nei mesi scorsi il gup di Catania ha deciso il non luogo a procedere sul caso Gregoretti. «Prima si fanno gli accordi di redistribuzione e poi i migranti possono sbarcare - ha ribadito l'avvocato -. Anche all’inizio del governo Conte 2 il ministro Lamorgese ha seguito la stessa procedura: prima si fanno gli accordi e poi si sbarca. Anche qui non c'è stato nessun ritardo per lo sbarco, semmai il tempo necessario per stabilire di chi era la competenza e dove dovevano sbarcare». Per il legale, inoltre, il sequestro di persona è un reato previsto nel caso in cui la vittima è costretta a stare in un posto. In questo caso la nave aveva possibilità di andare in Spagna, Malta ovunque volesse ma non era costretta stare in Italia, quindi mancano i presupposti del sequestro».

L’avvocato Giulia Bongiorno ribadisce che «c'è una sentenza del giudice di Catania (nave Diciotti) e due decreti di archiviazione in cui si stabilisce il principio che se l’Italia non ha coordinato eventuali soccorsi, a una nave che non batte bandiera italiana, non ha assolutamente la competenza. Lo dicono tre tribunali diversi, ora aspettiamo il quarto. Volontà politica? Io rispetto tutti i magistrati e il processo. In Parlamento ci sono state delle scelte un po’ particolari perché ad esempio il M5S per la Diciotti, caso praticamente identico, aveva votato diversamente. Non era una scelta tecnica. Anche alcuni testimoni verranno a dire che quella scelta fu fatta perché volevano fare cadere Salvini che in quel momento ovviamente era il personaggio più importante del governo». Così l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, al termine dell’udienza del processo Open Arms, che si è svolta quest’oggi all’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo.

E ancora: «Il processo di Catania (dove Salvini è stato assolto) è un processo matrioska, perché quel giudice ha analizzato una serie di eventi, quindi tantissimi sbarchi e tra questi anche quello di Open Arms con un grado di approfondimento non da udienza preliminare perché ha sentito tantissimi testi. Ha poi motivato la sentenza anche precisando, ad esempio, che per Open Arms non c'era competenza italiana sulla base di una rigorosissima analisi di documenti. Ecco perché fra tutti i documenti che oggi abbiamo presentato ce n'è uno che è il cuore del processo, questa analisi approfondita fatta da un giudice che ha emesso una sentenza definitiva. Non c'era una competenza italiana».

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