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Scritta "Fast fashion Kills" sulle vetrine del negozio H&M a Palermo

 La notte scorsa un gruppo di attivisti per il clima del collettivo Studenti Palermitani ha scritto con vernice spray «Fast fashion kills» sulle vetrine del negozio di abbigliamento H&M in via Ruggero Settimo, a Palermo. Si tratta - secondo il collettivo - di una denuncia contro l’industria tessile in vista dello sciopero globale per il clima di domani, giornata in cui si svolgerà un corteo studentesco con partenza alle ore 9 da piazza Verdi.

Secondo il collettivo «H&M rappresenta uno dei simboli dell’industria della moda «fast», la moda del «made in Bangladesh», dei capi a 5,99 euro e del Black Friday. La moda basata sulla produzione di abiti di bassa qualità a prezzi molto bassi, che prevede il lancio di nuove collezioni continuamente e in tempi brevissimi. Un metodo di produzione che più volte è stato posto sotto attacco soprattutto per i danni sociali che provoca: in tutto il mondo ci sono milioni di lavoratori - compresi gli impiegati nei negozi dei grandi brand, anche alle nostre latitudini - che lavorano in condizioni di sfruttamento, precarietà». «Il 20% dell’inquinamento delle risorse idriche mondiali dipende dall’industria della moda - dice una nota del collettivo - La pericolosità di questi scarichi ha effetti negativi sull’uomo, sugli animali e sull’ambiente circostante.

La moda è direttamente collegata allo sfruttamento della terra e al processo di perdita della biodiversità attraverso lo sfruttamento del suolo. Questo tipo di produzione ha portato all’incremento dei consumi di indumenti in modo esponenziale: in Occidente compriamo abiti per il 400% in più rispetto a venti anni fa. Le grandi aziende hanno delocalizzato i centri di produzione nei paesi sottosviluppati, dove la carenza di legislazione rispetto alla tutela ambientale e a quella lavorativa consente di produrre in modo devastante e col massimo sfruttamento di forza lavoro».

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