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Mafia a Palermo, Giovanni Ferrante svela i segreti del racket: pizzo a panifici e mercato

Giovanni Ferrante al momento dell'arresto

Le mani di Cosa nostra sul mercato ortofrutticolo, i danneggiamenti per le estorsioni e i business con le forniture di farina ai panifici: dai due verbali che Giovanni Ferrante ha riempito con le sue dichiarazioni il 20 agosto ed il 2 settembre (depositati al processo Mani in pasta, che si tiene in abbreviato davanti al Gup Simone Alecci) arrivano molte conferme e qualche distinguo rispetto alle versioni che il cugino - boss mafioso dell’Acquasanta e pure lui aspirante collaboratore di giustizia - Gaetano Fontana aveva già reso di recente.

Gli omissis sono tanti, come i dubbi degli inquirenti sulla sua attendibilità e sul potenziale delle sue conoscenze e della sua reale volontà di collaborare. Il percorso è appena cominciato e lui, assistito dall’avvocato Gloria Lupo e davanti ai sostituti procuratori Dario Scaletta, Giovanni Antoci e Maria Rosaria Perricone, parte proprio dagli affari della mafia nell’ortofrutta.

Sul Giornale di Sicilia in edicola la versione integrale dell'articolo.

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