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Pizzo a La Braciera, davanti ai boss la testimonianza dei titolari che decisero di non pagare più

Di fronte all’ennesimo avvicendamento di estortori, Antonio e Roberto Cottone, titolari del ristorante pizzeria La Braciera di Palermo, decisero di dire basta, si avvicinarono ad Addiopizzo e denunciarono. E con coraggio in aula, a porte chiuse e con le mascherine, hanno testimoniato davanti ai boss, ai due imputati dell’estorsione ai loro danni e ai cinque che da ieri si sono aggregati nel processo.

Quello trattato ieri dalla quarta sezione del Tribunale, come racconta Riccardo Arena sul Giornale di Sicilia in edicola, è il secondo troncone dell'inchiesta «Talea» che a febbraio ha visto in abbreviato 12 condanne, per mezzo secolo di carcere.

L’esame dei testimoni viene condotto dal pm Amelia Luise, col legale di parte civile, Salvatore Caradonna, e i difensori degli imputati, gli avvocati Corrado Sinatra (che assiste Niosi, ex vigile del fuoco) e Debora Speciale.

«Questa vicenda rappresenta il percorso di denuncia a cui ci si dovrebbe ispirare - scrive in una nota Addiopizzo -. Due anni di incontri, in cui sono state condivise paure, silenzi, incertezze, solitudini, ansie e preoccupazioni, in clandestinità, prima che tutto ciò sfociasse nella stesura di denunce che apriranno lo squarcio su vent’anni di estorsioni. Si è creato un rapporto di fiducia, si è definitivamente chiusa una stagione di sofferenze, diventata nel frattempo di liberazione».

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