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Morta per la chemio sbagliata a Palermo: "Valeria Lembo uccisa da gravi errori e omissioni"

Durissimi con l'allora direttore del reparto di Oncologia, Sergio Palmeri, che era «solito delegare pressoché integralmente ai suoi allievi, la gestione dei singoli casi, senza controlli». Sebbene la pena sia stata ridotta a 3 anni. Conseguenti con gli altri due medici, già giudicati colpevoli e a cui viene pure ridotta la pena, Laura Di Noto e Alberto Bongiovanni. Secondo i giudici della seconda sezione della Corte d’appello di Palermo, Valeria Lembo, la giovane mamma morta dopo una chemio sbagliata, è stata uccisa per una serie di «gravi errori, omissioni e incompetenza».

Sono le motivazioni dei giudici "del rinvio" - riportate in un articolo di Riccardo Arena sul Giornale di Sicilia - che spiegano la sentenza emessa il 27 febbraio scorso sul tragico caso della giovane donna uccisa  da un farmaco chemioterapico, la Vinblastina, che si rivelò killer, perché anziché dargliene 9 unità, nel reparto di Oncologia del Policlinico gliene furono infuse 90: una dose ben 10 volte superiore a quella necessaria che le causò una morte atroce.

Nella sentenza, i giudici hanno ridotto a 3 anni la pena (era di 4 anni e 6 mesi) inflitta all’ex primario Sergio Palmeri. Ridotta la condanna del medico Laura Di Noto, che passa da 4 anni e 8 mesi a 3 anni e 3 mesi; mentre lo specializzando Alberto Bongiovanni ha avuto 3 anni e 5 mesi, contro i 4 anni e 4 mesi che aveva avuto nel primo giudizio di appello. Infine, hanno assolto l’infermiera Clotilde Guarnaccia per non aver commesso il fatto.

La notizia completa sul Giornale di Sicilia in edicola. 

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