Estorsioni, scommesse abusive sulle piattaforme on line ma anche le transazioni immobiliari. Erano le principali fonti di guadagno del mandamento della Noce a Palermo, decapitato oggi nel blitz della polizia. Nell'operazione è stata bloccata l'ascesa del nuovo padrino, Salvatore Alfano, ma sono stati portati in carcere anche vecchi personaggi che da anni gestivano gli interessi di cosa nostra tra i quartieri Noce e Cruillas.
Tra questi Biagio Piraino, meccanico incensurato, che di fatto era l’alter ego boss Giovanni Nicoletti (deceduto a febbraio). Piraino filtrava gli appuntamenti per il capo e gestiva la rete relazionale della famiglia mafiosa in modo da garantire la riservatezza delle comunicazioni. Ma non solo: era lui a curare per conto del boss il settore della mediazione nelle transazioni immobiliari. Sono stati, infatti, documentati diversi episodi di compravendita di terreni in cui acquirente e venditore hanno dovuto versare nelle casse dell’organizzazione mafiosa una somma di denaro.
Ma la famiglia mafiosa era molto attiva anche nelle estorsioni e nella gestione delle scommesse abusive sulle piattaforme on line. A occuparsi di questi affari era Francesco Di Filippo, efficiente terminale operativo di Nicoletti, il quale poteva contare su un gruppo di soldati spregiudicati e sempre pronti ad organizzare pestaggi e danneggiamenti. Tra questi c'erano Angelo De Luca e Vincenzo Lanno.
De Luca, su mandato di Di Filippo è ritenuto responsabile di un incendio di un terreno per intimidire il proprietario mentre Lanno stava per danneggiare una rivendita di auto, ma il fermo della polizia ha evitato che mettesse in atto il progetto.
Il ruolo di Di Filippo era anche strategico nel collegamento con gli esponenti delle altre famiglie mafiose. Tra gli incontri più rilevanti, quelli con Masino Inzerillo, capo del mandamento di Passo di Rigano, che ha più volte ricevuto Di Filippo per mediare il prezzo di alcune estorsioni. Per questo motivo Di Filippo era già stato arrestato lo scorso luglio nelll’operazione “New Connection”.
Un importante ruolo nelle finanze del mandamento lo ricopriva Giuseppe Carella, che era l’interfaccia economica di Nicoletti sul territorio; tramite due ditte di costruzione, fittiziamente intestate ad Alfonso Siino e oggi sottoposte a sequestro preventivo, aveva conquistato una rilevante quota di mercato nel settore dell’edilizia.
L'APPELLO DEL QUESTORE. Le estorsioni tornano prepotentemente al centro degli interessi dei clan nella fase di ripresa dopo la grande crisi per l'emergenza coronavirus. Lo dimostra il blitz di oggi a Palermo. Quanto basta per spingere il questore Renato Cortese a lancia un appello. "Con queste operazioni diamo prova della nostra vicinanza ai commercianti e agli imprenditori. Per questo faccio un appello: in questa fase di ripresa, dopo un lungo lockdown, pagare il pizzo significa vanificare tutto il lavoro fatto. Sappiamo che i mafiosi si stanno presentando per richiedere il pizzo, invito tutti a ribellarsi. Tornare a pagare farebbe perdere tutto il terreno conquistato in questi anni".
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