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A 92 anni guarisce dal coronavirus e lascia l'ospedale di Partinico: storie di chi ce l'ha fatta

Medici del Covid Hospital di Partinico

Lei, una vita da maestra a Montallegro, probabilmente non lo sa ma stasera o domattina, quando uscirà dall’ospedale di Partinico, diventerà l’immagine della vittoria sul Coronavirus. La prova vivente che gli anziani infettati dal virus non sono spacciati a priori.

Questa arzilla vecchietta non è una paziente come tutti gli altri. Con i suoi 92 anni è il simbolo di una generazione che non si arrende. Che ha superato la guerra mondiale e la dura fase della ricostruzione dell’Italia. E anche per questo motivo su di lei poggia la speranza che la Sicilia possa vincere la sua guerra al virus e affrontare al più presto la fase della ricostruzione.

Che vita, questa donna che ha scalato il Novecento e il primo ventennio del nuovo millennio. E’ fra i primi pazienti ad essere dichiarati clinicamente guariti. E in pochi ci avrebbero scommesso: “Quando è arrivata – racconta Enzo Provenzano, direttore medico del Covid Hospital creato a Partinico –  i familiari si preparavano al peggio. Invece in pochi giorni è uscita dalla fase critica e ha perfino parlato al telefono con i parenti”.

Lei e gli altri 4 pazienti che stanno per essere dimessi dall’ospeale di Partinico dimostrano che il Coronavirus è un nemico battibile a ogni età e malgrado enormi difficoltà: “I pazienti più fragili sono quelli che hanno pure il diabete – commenta Provenzano che normalmente dirige il centro di riferimento per la cura del diabete – ma anche di fronte a questo ulteriore problema non bisogna demoralizzarsi”.

I cinque pazienti dimessi dall’ospedale di Partinico, divenuto la prima trincea della guerra al virus, sono un messaggio di speranza per tutti. Anche S. T., 36, anni è clinicamente guarito e sta per tornare a casa. Quando è stato ricoverato ha detto ai medici che ce l’avrebbe fatta per la sua famiglia, all’uscita dall’ospedale sorrideva e ha annunciato di voler tornare… per offrire il caffè ai medici

Storie di chi ce l’ha fatta. E ora prova a essere d’esempio. C’è chi promette di raccontare a tutti che farsi curare in tempo è la mossa decisiva. “In effetti – precisa Provenzano – la cure tempestive sono l’arma decisiva. A questa malattia non bisogna lasciare il tempo di aggredire. Se ci si riesce, poi gli strumenti per guarire ci sono e funzionano. Non a caso un paziente che stiamo dimettendo mi ha detto di aver capito che aver avvertito i medici gli ha permesso anche di salvare la sua famiglia, che ha evitato il contagio”.

Quella dei primi 5 guariti è una notizia che ha suscitato il plauso ai medici da parte della manager dell’Asp di Palermo, Daniele Faraoni. Da questo si riparte per non abbassare la guardia. Da storie di quotidiana sopravvivenza, che in giorni bui sono un raggio di luce. Anche per i medici in corsia. Abituati a tutto “ma non a vedere la gente morire da sola”. E’ quella la sofferenza maggiore, raccontano a Partinico. Perché le regole in vigore e il timore della gente di essere contagiata costringono a isolare chi sta lottando, che spesso non riesce più a vedere i propri cari. “C’è chi attendeva buone notizie e poi ha finito per chiederci almeno la foto del padre morto” dice con un filo di voce Provenzano ammettendo che “sì, la solitudine e la paura sono due effetti collaterali del Coronavirus”.

Un virus che ieri, sempre a Partinico, ha avuto la meglio su un’altra ultranovantenne per cui in ospedale avevano tutti fatto il tifo. Una donna di Ciminna che, novantunenne, era arrivata dalla casa di riposo di Villafrati – oramai epicentro del contagio nel Palermitano - affetta anche da ipertensione e insufficienza renale. Sono due dei problemi “collaterali” che possono far risultare il Coronavirus fatale. A Ciminna una intera comunità aveva pregato per lei, che a un certo punto sembrava anche potercela fare. Purtroppo, non è stato così.

E queste sono altre storie, che nello stesso giorno mostrano i due volti della lotta al virus.

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