La Procura di Palermo chiederà all’ufficio del gip l’emissione di oltre 50 decreti penali di condanna per chi ha violato la normativa sul contenimento del contagio del coronavirus.
Una circolare diramata alle forze dell’ordine dal capo dell’ufficio inquirente, Francesco Lo Voi, oltre alla semplice denuncia di chi viene trovato in circolazione senza un giustificato motivo, ordina di procedere al sequestro dei mezzi a bordo dei quali si viene trovati. Automobili e moto saranno affidate agli stessi conducenti per consentire loro di tornare dove devono stare, e cioè a casa: in caso di nuova violazione scatterà la confisca.
I pm contestano l’articolo 260 del Testo Unico sulle leggi sanitarie, punito con l’arresto fino a sei mesi. Nel caso in cui si aggiungano anche false dichiarazioni nell’autocertificazione scatterà il più grave reato di falso. Una stretta, quella del procuratore Francesco Lo Voi, decisa perché sono ancora in troppi a trasgredire.
Dal 12 marzo sono più di 200 le denunce per violazioni delle norme emanate per il contenimento del contagio del coronavirus arrivate alla Procura di Palermo. Ottanta solo ieri.
Sono i primi dati raccolti dall'ufficio inquirente del capoluogo siciliano. Dati approssimati per difetto perché la registrazione delle denunce procede a rilento visto che il personale, per l'emergenza sanitaria, lavora a ranghi ridotti.
"L'ottica è mettere in campo misure più efficaci per il contenimento del contagio, tenuto conto che la gran parte delle persone si adegua alle restrizioni ma c'è ancora una minoranza di irresponsabili che mettono a rischio la propria e l'altrui incolumità", spiega Lo Voi.
La Procura, che invierà le richieste al gip, contesta non il reato di inosservanza del provvedimento di una autorità, ma il più grave illecito previsto dall'articolo 260 del Testo Unico delle leggi sanitarie che punisce chi non osserva un ordine "legalmente dato per impedire l'invasione o la diffusione di una malattia infettiva". Un reato che prevede la pena congiunta dell'arresto e dell'ammenda e che non si estingue con l'oblazione.
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