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Corruzione al Comune di Palermo, una talpa rivelò le indagini

Corruzione al Comune di Palermo, un frame del video con le intercettazioni

Una fuga di notizie segnò quasi in partenza l’inchiesta della procura della Repubblica di Palermo sulla corruzione al Comune. Un ispettore di polizia, secondo quanto emerso da una conversazione intercettata, avrebbe raccontato a un imprenditore edile che sui programmi costruttivi dell’amministrazione di Palazzo delle Aquile e in particolare sulle ex aree industriali dismesse, la magistratura aveva messo gli occhi.

Era il luglio del 2018 e l’iscrizione nel registro degli indagati dei primi coinvolti risaliva ad appena tre mesi prima. Una soffiata arrivata dunque in tempo quasi reale. Il costruttore che aveva veicolato la preziosa informazione aveva specificato che la talpa lo aveva favorito perchè in passato lui gli aveva «dato un appartamento in cooperativa».

Gli inquirenti stanno cercando di individuare il traditore, che certamente danneggiò l’inchiesta sulla cricca delle speculazioni edilizie, individuata nell’indagine denominata Giano bifronte. Fra gli indagati l’architetto Mario Li Castri, il suo ex socio Fabio Seminerio e Giuseppe Monteleone, collega di Li Castri al Comune.

A definirli cricca è stato il pentito Filippo Salvatore Bisconti, che ha rivelato la comunanza di interessi fra i tre. Oggetto delle loro attenzioni, i progetti di trasformazione dei terreni in cui sorgevano industrie ormai smantellate come l’ex Keller, in via Maltese, una fabbrica in via San Lorenzo e un altro impianto di via Messina Marine. L’affare, che doveva vedere tra i protagonisti l’impresa Biocasa di Giovanni Lupo, sfumò perchè il Consiglio comunale bocciò i programmi da 150 milioni di euro e oltre. Forse anche grazie alla fuga di notizie del luglio 2018.

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