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Mafia, pallet esportato e soldi riciclati: ecco gli affari della cosca Tagliavia

Il business del pallet, le pedane di legno vendute in tutta Italia, il riciclo di milioni di euro attraverso una rete di società fantasma. Come scrive Leopoldo Gargano sul Giornale di Sicilia in edicola, erano questi gli affari della cosca Tagliavia che da corso dei Mille aveva esteso i suoi interessi in tutta Italia, soprattutto in Toscana dove è scattata la retata della guardia di finanza conclusa con 12 arresti e 60 indagati.

Al centro dell'inchiesta c'è Pietro Tagliavia, il figlio di Francesco, il boss condannato all'ergastolo per le stragi di via D'Amelio e via dei Georgofili. Un consulente del lavoro palermitano, sospeso dall'Ordine, residente in Toscana, sarebbe stato specializzato proprio nella gestione delle false fatture.

«Francesco Paolo Clemente (residente in corso dei Mille ndr) è il dominus anche di fatto ed occulto di diverse ditte e società operanti nel settore del commercio dei pallets - si legge nel provvedimento del giudice -. Di esse alcune svolgono effettivamente attività reale, altre sono imprese del tutto fittizie che risultano tutte essere state fittiziamente intestate a parenti e/o amici di Clemente o suoi collaboratori e sodali».

I suoi collaboratori? «Sono Gaetano Lo Coco (detto “il ragioniere”) - scrive ancora il giudice -, Francesco Paolo Mandala (detto “gemi” o “gemellino”), Francesco Paolo Saladino (detto “logistico”), il padre Leonardo Clemente, lo zio (fratello del padre) Pietro Clemente (detto Piero), il cugino Giacomo Clemente (detto “il tuta”), oltre a Alfonso Domenico Imperiale, che si avvale della falsa identità di “Domenico Ciccone”».

 

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