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Viale Lazio e piazza Fontana, Palermo e Milano: 50 anni fa le stragi che sconvolsero l'Italia

Le indagini dopo la strage di viale Lazio

Il 10 dicembre del 1969, cinquant'anni fa esatti, si consumava quella che poi fu definita la strage di viale Lazio. Palermo veniva sconvolta da uno degli episodi più cruenti della storia della mafia, la prima vera mattanza portata a termine dai corleonesi di Totò Riina nel regolamento di conti all'interno di Cosa Nostra.

La strage fu inizialmente adombrata da un altro terribile attentato, due giorni più tardi, quando a Milano esplodeva una bomba nella sede della Banca nazionale dell’Agricoltura togliendo la vita a 17 persone. Con la strage di piazza Fontana cominciava la strategia della tensione che tenne in ansia l'Italia per oltre un decennio. In quel momento iniziavano gli anni di piombo con numerosi attentati come la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 a Brescia con 8 morti, la strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 con 12 morti, la strage di Bologna del 2 agosto 1980, la più devasante con 85 morti. Dalle indagini sulla strage di piazza Fontana venne a galla la matrice dell'attentato, riconducibile a terroristi dell'estrema destra, collegati con apparati statali e sovranazionali, che però non furono mai  perseguiti.

Cosa accadde, invece, in viale Lazio a Palermo? La sera del 10 dicembre del 1969, negli uffici del costruttore Girolamo Moncada, avvenne uno dei regolamenti di conti più cruenti della storia di cosa nostra: persero la vita tre dipendenti innocenti dell'impresa, Francesco Tumminello, pregiudicato e guardaspalle di Moncada, il manovale Salvatore Bevilacqua e il custode del cantiere, Giovanni Domè. Ma con loro morirono anche Calogero Bagarella e il boss Michele Cavataio, detto il “Cobra”, capo della famiglia dell’Acquasanta, vero obiettivo del raid.

Cavataio è ritenuto il responsabile della prima guerra di mafia che scoppiò all'inizio degli anni ’60, gli anni del boom edilizio, quelli del sacco di Palermo, quando il sindaco era Salvo Lima mentre Vito Ciancimino era assessore ai Lavori Pubblici. Piano regolatore stravolto, 4.000 licenze edilizie rilasciate (1600 intestate a tre prestanome), costruzioni in style Liberty distrutte. Dietro c'erano i boss, tra cui Stefano Bontate, Salvatore La Barbera e Michele Cavataio, il quale puntava ad accaparrarsi la fetta di appalti più alta e mise tutti contro tutti.

La sera del 10 dicembre, un commando di sei persone, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella, Emanuele D’Agostino, Gaetano Grado, Damiano Caruso, travestiti da poliziotti, arrivò in viale Lazio per assassinare Cavataio. Secondo quanto si racconta, il più giovane del gruppo di fuoco, Caruso, preso dalla paura sparò per primo su due impiegati disarmati. Il resto fu una strage nella quale morì per ultimo Cavataio, ucciso con la testa fracassata dal calcio del fucile di Provenzano per poi essere finito con un colpo di pistola alla testa. Prima di morire Cavataio riuscì a sparare e a uccidere Calogero Bagarella.

L'INIZIATIVA. Oggi Palermo ricorderà quel massacro. I poliziotti del progetto “SE Vuoi…” insieme ad insegnanti, scolaresche, associazioni, comitati e cittadini si riuniranno accanto ai familiari delle vittime per un momento di riflessione. Il concentramento del raduno si terrà alle 17.30 in viale Lazio 108, di fronte agli Uffici dell’anagrafe.

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