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Mafia a Brancaccio, le minacce dei boss allo spaccaossa pentito

Il boss Stefano Marino

Dopo il suo arresto aveva deciso di collaborare coi pm. Ma poco più di un mese fa, alla stazione centrale, Salvatore La Piana, uno degli spaccaossa, sarebbe stato brutalmente minacciato da Stefano Marino e Nicolò Giustiniani, arrestati ieri nel blitz contro il mandamento di Brancaccio.

Il collaboratore di giustizia, come si legge sul Giornale di Sicilia in edicola, sarebbe stato avvicinato alla stazione il 12 ottobre scorso e il boss Marino lo avrebbe duramente avvertito: «Non ti preoccupare perché le hai conservate…».

LE TALPE. I boss di Brancaccio Stefano e Michele Marino avrebbero potuto contare su un sistema informativo parallelo, così come emerge dal fermo emesso ieri dalla Dda di Palermo.

Della rete, come scrive Sandra Figliuolo sul Giornale di Sicilia, avrebbero fatto parte cun ex poliziotto, un ex carabiniere e una serie di talpe in grado di segnalare telecamere e microspie, di fornire targhe e colori di autocivette utilizzate dalle forze dell'ordine, ma anche - e soprattutto - di far sapere per tempo di eventuali blitz.

Così il 10 ottobre dell'anno scorso proprio Stefano Marino era riuscito a sfuggire all'operazione antidroga «Tabula rasa» dei carabinieri.

A fornire notizie ai boss, secondo l'accusa, vi sarebbe stato un ex poliziotto, Vincenzo Di Blasi, già condannato proprio per questo tipo di mediazione e che per questo avrebbe ricevuto mensilmente denaro dai Marino, e anche Salvatore Mendola, titolare di un'agenzia di disbrigo pratiche automobilistiche di via Messina Marine ed un suo parente e dipendente, Jonathan Varrica, detto «Johnny»: secondo gli investigatori, avrebbero effettuato diversi accessi abusivi alle banche dati per dare indicazioni a Marino.

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