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Stato-mafia, Ciancimino sta ancora male: la Corte d'appello annuncia accertamenti

Massimo Ciancimino

Gli incontri tra i carabinieri del Ros e Vito Ciancimino, per il tramite del figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Massimo, agli albori della trattativa, nel periodo delle stragi di mafia del '92: sono questi gli argomenti che il presidente della seconda sezione della corte d’assise d’appello di Palermo, Angelo Pellino, sta trattando dopo avere ripreso la relazione introduttiva, nella seconda udienza del processo di secondo grado «Stato-mafia», nel palazzo di giustizia del capoluogo siciliano.

Nessuno degli otto imputati è in aula nè è in videoconferenza: l’unico inizialmente presente, il boss Antonino Cinà, collegato dal carcere di Parma, ha rinunciato all’udienza dopo circa un’ora.

Assente e «rinunciante» (ha cioè consentito lo svolgimento dell’udienza, sebbene non sia in buone condizioni di salute) pure il protagonista della parte di relazione affrontata oggi dal presidente Pellino, e cioè Ciancimino, condannato in primo grado a otto anni per calunnia nei confronti dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro.

La Corte, il cui giudice a latere è Vittorio Anania, ha comunque preannunciato accertamenti sulle sue condizioni fisiche, per accertare l’effettiva capacità di seguire il processo, dopo l’ictus che il mese scorso ha colpito l’ex supertestimone, oggi detenuto per scontare condanne definitive, legate al riciclaggio del tesoro del padre e alla detenzione di esplosivo nella sua abitazione palermitana.

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