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Omicidio Fragalà, il "pentito" Lombardo conferma le accuse contro gli imputati

L'avvocato Enzo Fragalà

Le chiacchiere e le confidenze in carcere sull'uccisione nel 2010 a Palermo dell’avvocato Enzo Fragalà sono state riportate in aula da Francesco Lombardo, uomo della cosca di Altavilla Milicia diventato intanto collaboratore di giustizia come il figlio Andrea. Lombardo, ora sottoposto al servizio di protezione, è stato sentito dalla corte d’assise in videoconferenza.

Confermando ciò che aveva già riferito ai pm Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli, ha ricostruito un giro di confidenze raccolte da altri imputati e da altri personaggi che incontrava durante l’ora d’aria oppure nelle camere di sicurezza del palazzo di giustizia.

Ha riportato soprattutto una dichiarazione di Francesco Castronovo che da un lato avrebbe confessato di essere coinvolto nell’uccisione dell’imprenditore Vincenzo Urso, dall’altro ha reclamato la propria estraneità al delitto Fragalà indicando come autori Francesco Arcuri e gli altri imputati.

Da Giuseppe Liga avrebbe invece saputo che il mandante «morale» dell’agguato sarebbe Gregorio Di Giovanni, il «reuccio» di Porta Nuova indagato in uno stralcio del processo. Lombardo ha poi riferito le confidenze di altri personaggi non accusati del delitto Fragalà ma appartenenti allo stesso giro malavitoso degli imputati. Sono Pietro Liga, Diego Ciulla, Vincenzo Giudice, Giovanni Castello, Girolamo Ciresi zio dell’imputato Paolo Cocco.

Alcuni avrebbero esercitato anche pressioni per attenuare le «chiacchiere» nei contatti in carcere. Su richiesta della difesa, sono stati tutti citati dalla corte per l’udienza del 18 aprile.

Enzo Fragalà fu aggredito a bastonate la sera del 23 febbraio 2010 e morì tre giorni dopo. Nelle intenzioni degli organizzatori doveva solo essere colpito ma l’aggressione dei sicari fu così violenta che diventò un omicidio.

(ANSA)

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