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Spaccaossa e finti incidenti: così la banda truffava le assicurazioni a Palermo

Michele Di Lorenzo tra gli arrestati dell'Operazione Tantalo

«Non ho mai visto nulla del genere»: sono le parole dei medici che hanno assistito buona parte delle vittime dei finti incidenti nell'ambito dell'inchiesta sulla truffa alle compagnie assicurative, ribattezzata Tantalo, che l’8 agosto scorso portò a dodici fermi e all’iscrizione nel registro degli indagati di sessanta persone in tutto.

L’inchiesta nel tempo è andata ad allargarsi: altre vittime (indagate a loro volta) hanno deciso di collaborare con gli inquirenti, facendo venir fuori altri incidenti e altre presunte truffe. Sul Giornale di Sicilia oggi un approfondimento negli articoli di Sandra Figliuolo e Giorgio Mannino.

Nella banda ognuno aveva il suo ruolo: chi si occupava dei mezzi per i finti sinistri, chi di procurare le vittime disposte a farsi spaccare le ossa, chi i testimoni fasulli, chi seguiva le visite in ospedale. Come scrive il Giornale di Sicilia, il personaggio chiave, secondo la Procura, sarebbe stato Michele Caltabellotta, che avrebbe curato l’aspetto amministrativo delle pratiche, occupandosi di tutti quei documenti da presentare alle assicurazioni per attestare gli incidenti messi in scena. Oltre a lui erano stati fermati Giuseppe Burrafato, Antonia Conte, Michele Di Lorenzo, Francesco ed Isidoro Faija, Francesco La Monica, Salvatore La Piana, Francesco Mocciaro, Giuseppe Portanova, Antonino Santoro e Massimiliano Vultaggio.

Le vittime erano tossicodipendenti, persone con problemi mentali, dipendenti dall'alcol o con gravi difficoltà economiche. Decine di disperati pronti a farsi spaccare le ossa per incassare poche centinaia di euro.

Sul Giornale di Sicilia il racconto dei medici che hanno assistito le povere vittime «Faccio questo lavoro da più di 40 anni», racconta Michele D'Arienzo, professore al Policlinico. «Per circa 30 anni - prosegue - ho lavorato a Firenze e da 11 sono a Palermo ma non avevo mai visto una cosa simile». «Mai visto cose simili. Una situazione che mi ha fatto male», dice Leonardo Motisi, ortopedico all'ospedale «Buccheri La Ferla».

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