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Morto l'ematologo palermitano Francesco Lo Coco, in una lettera il commosso ricordo dei colleghi

È morto l'ematologo palermitano Francesco Lo Coco, ordinario di Ematologia all'Università di Roma Tor Vergata, scomparso prematuramente ieri a Roma. È stato professore ordinario di Ematologia all'università di Roma Tor Vergata ed è noto che rivoluzionò la cura della "leucemia fulminante".

Francesco Lo Coco, di 63 anni, allievo di Franco Mandelli, ha pubblicato ricerche sulla leucemia fulminante ottenendo diversi riconoscimenti, fra i quali l'edizione 2018 del "José Carreras Award" all'ultimo congresso della società europea di ematologia Eha, nel giugno scorso a Stoccolma.

Nel corso della sua carriera, Lo Coco, si è occupato principalmente di caratterizzazione genetico-molecolare e terapia delle neoplasie ematologiche. Ha pubblicato oltre 300 articoli originali su riviste internazionali peer-reviewed, principalmente incentrati sulla diagnostica e il monitoraggio molecolare di leucemie e linfomi, e in particolare sulla leucemia acuta promielocitica. È stato anche presidente della Società italiana di ematologia sperimentale (2000-2002), componente della Commissione per la ricerca sanitaria del ministero della Salute (2001-2002), membro del Comitato Tecnico-Scientifico della Firc-Airc.

Sul sito del gruppo italiano malattie ematologiche dell'adulto (Gimema), che ricorda con un ricordo e un saluto del presidente Marco Vignetti. "Mio caro Francesco, Siamo cresciuti insieme, un manipolo di ragazzi, i ragazzi di via Benevento, accanto ad un semi-Dio, perché questo era Franco Mandelli per noi. Siamo diventati uomini e stavamo appena iniziando a diventare anziani, e tu sei uno di quelli che aveva raggiunto meritati e prestigiosi traguardi, per molti altri invidiabili e per molti inaccessibili. Le tue ricerche erano, sono e resteranno, famose nel mondo perché il tuo nome è legato alla scoperta della prima cura per guarire una leucemia senza usare la chemio, e questo ha un valore simbolico ineguagliabile nella storia della lotta dell’uomo contro i tumori. Trasmettevi entusiasmo ed energia, sempre pieno di idee e capace non solo di fare progetti ma di realizzarli. Conosciuto apprezzato e stimato da ricercatori illustri in tutto il mondo oltre che in Italia, tanto che dire di essere tuo amico era motivo di orgoglio. Siamo cresciuti insieme, e tu sei cresciuto un po’, un bel po’, più di me, ma ricordo momenti di difficoltà personale in cui tu mi sei venuto a cercare e mi sei stato accanto con sofferenza sincera e ti sei battuto per m ,come per altri nostri colleghi che ritenevi oggetto di una ingiustizia. E mi hai sollecitato a reagire e mi hai incoraggiato e mi hai rassicurato sul mio valore, ti sei comportato da amico e hai dimostrato empatia e affetto, in quei sabati e domeniche mattina seduti insieme in un bar a parlare. Sono valori rari, rarissimi oggi e, per la mia esperienza, ne eri ricco. Abbiamo avuto i nostri diverbi ma con te si poteva litigare, discutere, anche combattere ma sempre con lealtà e alla fine sempre trovando una soluzione e subito tornando amici anzi senza mai perdere il legame forte personale dell’amicizia anche all’interno di un conflitto professionale, che rappresentava comunque sempre un arricchimento perché sentivo quanto rispettassi le idee degli altri soprattutto quando erano diverse dalle tue. Un altro valore raro. Non so perché ora tu non ci sei più. Amavi tanto il nostro Prof, ti auguro di averlo già incontrato, c’era tanto affetto e tanta stima tra voi e certamente se siete di là ora sarete già insieme a progettare. Caro Francesco, ti voglio bene e mi mancherai. Ci mancherai tanto. Avremmo avuto ancora tanto bisogno di te. Ti abbraccio con tutte le mie forze, mi pento per non averlo fatto più spesso prima perché te lo saresti meritato. E ti auguro di essere felice".

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